The Assessment è uno di quei film che considerando la media dei voti non guarderesti mai, perché come lui ce ne sarebbero mille altri. Ma ormai anche su una piattaforma come Prime, che una volta aveva una certa cura del catalogo e ora invece affossa i suoi migliori prodotti (vedi La Ruota Del Tempo e The Peripheral), film come questo si perdono nel marasma di commedie romantiche e titoli d'azione a budget ridotto, perché il pubblico è cambiato radicalmente negli ultimi anni, ed è diventato al pari di una tv generalista, stando alla alla top ten dei film e delle serie più viste.
La Valutazione (titolo italiano) è uno di quei gioiellini di fantascienza in cui la fantascienza è solo un pretesto per creare uno scenario che spinge lo spettatore a una riflessione filosofica senza neanche rendersene conto.
Un "nuovo mondo" senza alcuna connotazione geografico/spaziale è rappresentato quasi unicamente dalla casa vicino al mare (oceano?) di una coppia sotto a una "cupola atmosferica". Un vecchio mondo lasciato sullo sfondo della narrazione, dove presumibilmente la vita non è più possibile a causa del cambiamento climatico. Nel nuovo mondo le regole sono rigide per garantire la sopravvivenza di tutti, soprattutto sulla procreazione, per la quale solo allo 0,1% dei migliori fra quelli che si candidano ad avere un figlio, viene concessa una valutazione di idoneità. Chi vuole avere figli, come Mia (Elizabeth Olsen, la terza sorella delle gemelle Olsen ed Emmy Award per Wanda Vision) e Aaryan (protagonista in Yesterday e nel ruolo di Mahir in Tenet) deve essere sottoposto a una rigida valutazione da parte di un'incaricata che deve valutare ogni aspetto della loro vita (e quando dico ogni aspetto intendo proprio tutto) e per farlo si deve stabilire per una settimana a casa dei candidati.
L'incaricata, interpretata da Alicia Vikander, è meticolosa e spietata e si insinua come un cancro nella quotidianità della coppia mettendoli duramente alla prova e cercando di incrinare la loro solidità come persone e come coppia, per vedere come reagiscono.
Il film è diviso in sette capitoli come i giorni di valutazione e dal momento in cui entra in scena Alicia Vikander si entra in una spirale di angoscia, suspence e tensione erotica, impresse con grande efficacia da un'interpretazione maestosa dell'attrice, che mette in scena comportamenti a tratti disturbanti.
Più che una valutazione sembra una demolizione dal punto di vista psicologico, un gioco al massacro nel quale l'unica a uscirne vincitrice apparentemente è proprio Virginia, la valutatrice. Sembra quasi solo un pretesto per poter insinuarsi nella vita delle persone e distruggerla.
L'architettura della casa gioca un ruolo importante nel trasmettere questo senso di angoscia. Minimal, con linee geometriche nette in stile razionalista, così come gli interni, austeri, dai colori decisi e con pochi elementi di arredamento, fra i quali spicca subito una zona pranzo opprimente, dalla quale sembra impossibile uscire (e non a caso), con un tavolo incassato in una geometria fatta di scale e livelli sfalsati. Completano il quadro (scusate il gioco di parole) le finestre in stile Mondrian dalle quali non si vede l'esterno. Ulteriori elementi di "disturbo" sono lo studio virtuale di Aaryan e la serra di Mia sulle quali però non mi dilungo per non svelare altri elementi.
Il cast ristretto inoltre imprime un senso di isolamento e abbandono della coppia: conta solo 13 attori e nessuna comparsa, ma per il 90% del film gli attori coinvolti sono solo tre. L'impressione è che siano rimasti gli ultimi esseri umani sulla terra, una sorta di Adamo ed Eva ai quali però viene impedito di procreare da un'entità superiore, in questo caso il governo.
Mentre va in scena la valutazione in 7 atti, la coppia sembra completamente abbandonata a sé stessa e in balia della valutatrice, e nel momento in cui entrano in gioco altri attori invece di alleggerirla, l'atmosfera diventa ancora più pesante e opprimente.
Altro elemento molto importante è la componente sonora del film. La colonna sonora di Emilie Levienaise-Farrouch (già al lavoro sul meraviglioso All Of Us Are Strangers, Estranei nella versione italiana) è un piccolo capolavoro che mette subito le cose in chiaro fin dal primo fotogramma e ti spinge a forza nella tensione del film con un mix di sospiri, archi, parti vocali e corali e percussioni. La compositrice riesce a mischiare musica sacra, classica contemporanea e drone con una maestria che lascia senza respiro per tutta la durata del film. Il climax dal punto di vista sonoro avviene con "la danza" (per la quale anche in questo caso non entro nei particolari), un brillante affresco rumoristico di musica sperimentale contemporanea applicato al cinema.
Ma alla fine qual è la riflessione che ci porta questo film? Non è una riflessione sulla genitorialità come si potrebbe immaginare dal tema trattato, o almeno lo è solo in modo marginale. La valutazione mette a nudo le fragilità psicologiche dei due e le ferite lasciate dal passato che inevitabilmente si rifletterebbero nell'educazione del bambino/a. Tutti fanno un figlio immaginando di potergli offrire tutto il meglio o quello che loro non hanno mai avuto, ma poi la realtà spesso è diversa proprio a causa di fratture irrisolte nella crescita personale.
Il grande tema su cui ruota il film però è il valore della vita.
In un mondo in cui diventa tutto sempre più standardizzato, in cui il cambiamento climatico obbliga a scelte di sacrificio il film s'interroga su dove sia il limite fra la difesa estrema della vita e vivere a pieno la vita. Nella società attuale la vita delle persone ha acquisito un valore altissimo rispetto al passato, le regole a cui siamo sottoposti quotidianamente hanno il ruolo primario di difenderla ad ogni costo o quasi. Ma a che prezzo? A quante libertà siamo disposti a rinunciare per vivere in un mondo in cui la società prosperi, dove tutto è praticamente perfetto e il rischio quotidiano è ridotto allo zero? Siamo disposti a rinunciare alle nostre comodità, allo status quo, alla sicurezza, siamo disposti a metterci in pericolo per vivere per davvero? Per riconquistare un nostro diritto primario? Quanto siamo disposti a spingere il limite sempre più in là per riavere qualcosa che abbiamo perso?
The Assessment non dà risposte, non esprime giudizi morali. Il film diretto da Fleur Fortuné apre una piccola breccia nelle ferree convinzioni dello spettatore, qualsiasi siano le sue idee, come la valutatrice fa con Mia e Aaryan.
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