Domenica sera a Milano era una di quelle sere in cui si sta tanto comodi con il culo incollato al divano.
Fuori, un vento gelido che ti stacca la faccia, l'inverno che finalmente invade le strade e che ti spinge a stare in casa al caldo.
C'è un concerto al Tunnel, una serata particolare, che non sai bene da dove sia saltata fuori, come non sai bene da dove sia saltato fuori quel nome che c'è in mezzo al cartellone, che però richiama la tua attenzione e ti si stampa in fondo al cervello.
Una serata così, forse un po' strana, organizzata da un locale che ha sempre una programmazione di qualità, in un altro locale, che ha una programmazione di altrettanta qualità, con uno sconosciuto in mezzo e un nome di richiamo per il jet set indie milanese, a chiudere la serata. Non hai capito bene perché, ma qualche elettrodo in fondo al tuo cervello si attiva e ti dice: DEVI ANDARE. Anche se il concerto sai che finirà tardi, anche se poi sarà lunedì, anche se fa freddo, perché è in queste sere che Milano regala il meglio di sé. In più è gratis, e sarebbe veramente un delitto non andarci.
La verità è che quel nome in mezzo al cartellone che non sapevi bene chi fosse, ha cancellato tutto quello che c'era intorno: il freddo, il vento, chi ha suonato prima e chi ha suonato dopo, le poche ore di sonno rimaste prima del lunedì. Tutto. E' rimasta solo la meraviglia e la voglia di riascoltarlo e di rivederlo dal vivo, al più presto possibile.
Ieri sera al ritorno dal concerto scrivevo questo su Facebook:
Fuori, un vento gelido che ti stacca la faccia, l'inverno che finalmente invade le strade e che ti spinge a stare in casa al caldo.
C'è un concerto al Tunnel, una serata particolare, che non sai bene da dove sia saltata fuori, come non sai bene da dove sia saltato fuori quel nome che c'è in mezzo al cartellone, che però richiama la tua attenzione e ti si stampa in fondo al cervello.
Una serata così, forse un po' strana, organizzata da un locale che ha sempre una programmazione di qualità, in un altro locale, che ha una programmazione di altrettanta qualità, con uno sconosciuto in mezzo e un nome di richiamo per il jet set indie milanese, a chiudere la serata. Non hai capito bene perché, ma qualche elettrodo in fondo al tuo cervello si attiva e ti dice: DEVI ANDARE. Anche se il concerto sai che finirà tardi, anche se poi sarà lunedì, anche se fa freddo, perché è in queste sere che Milano regala il meglio di sé. In più è gratis, e sarebbe veramente un delitto non andarci.
Foto di Charles Thompson |
La verità è che quel nome in mezzo al cartellone che non sapevi bene chi fosse, ha cancellato tutto quello che c'era intorno: il freddo, il vento, chi ha suonato prima e chi ha suonato dopo, le poche ore di sonno rimaste prima del lunedì. Tutto. E' rimasta solo la meraviglia e la voglia di riascoltarlo e di rivederlo dal vivo, al più presto possibile.
Ieri sera al ritorno dal concerto scrivevo questo su Facebook:
ALEX VARGAS era quel nome in mezzo al cartellone, un ragazzo danese di 25 anni, e adesso vi spiego perché dovete segnarvi questo nome.
Prendete Bruno Mars e fondetelo con Glen Hansard. Prendete l'espressività e la versatilità delle voci soul e rnb e fondetela con l'impatto e l'intensità delle grandi voci rock.
Prendete una voce che dopo due note già vi ha conquistato, che inizi a sentire il concerto in fondo al locale e dopo tre canzoni sei sotto il palco, una voce che capita poche volte nella vita di scoprire così per caso e soprattutto dal vivo.
Ma non è solo voce, dalla sua ha anche pezzi veramente interessanti, divisi fra canzoni che si reggono splendidamente solo su chitarra acustica e voce e altre più strutturate, con arrangiamenti semplici ma particolari ed efficaci. Capace di creare ballad incredibili, ma anche pezzi rock con un gran tiro.
Ad impreziosire ancora di più il valore della sua voce e dei suoi pezzi, una grande band, o meglio un duo, che vale come una band di cinque elementi. Batterista che suona insieme batteria e sinth, o batteria e basso, facendo anche i cori. Chitarrista con un grande gusto e un grande stile, suoni sempre perfetti e una chitarra che stare a guardarla per mezz'ora senza sentirla suonare varrebbe comunque la pena (per i feticisti del genere, una Gretsch modello Jet, molto simile alla George Harrison signature, ma purtroppo non ho saputo riconoscere se fosse quella o un'altra variante).
Non voglio farla troppo lunga, da quel concerto sono uscito con una convinzione:
Alex Vargas è una delle voci più belle, intense e coinvolgenti di oggi e presto ne sentirete parlare molto in giro.
Oltretutto ha anche un certo appeal sul pubblico femminile che male non fa. Gli occhi languidi sotto il palco non mancavano.
Quello che potreste vedere su youtube o sentire su disco è solo un decimo dell'intensità che questo ragazzo trasmette dal vivo, per cui l'unico consiglio che vi posso dare è di non perdere per nulla al mondo la prossima occasione di assistere a un suo concerto.
Veniamo al momento degli altri nomi coinvolti. Il resto della serata, come dicevo, è stato spazzato via dalla bellezza della musica di Vargas. Sia il gruppo precedente, gli Assyrians, a mio parere abbastanza anonimi ( li ho ascoltati attentamente, ma l'unica cosa che ricordo è l'improbabile camicia del chitarrista e il suo chorus dimenticato acceso per tutto il concerto), sia Roberto Dell'Era, il nome di richiamo per il jet set indie milanese, che era al gran completo nel locale. Il suo live chitarra-voce e violino in compagnia di Rodrigo D'Erasmo ha sofferto parecchio il confronto con il danese e l'ampiezza del locale, risultando purtroppo anch'esso abbastanza anonimo e poco incisivo. Forse con una band al completo sarebbe stato più adatto a chiudere la serata. Tant'è che sono anche andato via prima della fine (e non sono stato l'unico...), cosa che non faccio MAI.
Nota di merito per Tiger Music, l'etichetta danese che produce Alex Vargas, che è riuscita a farsi una gran bella pubblicità in una serata gratis; promuovendo un artista validissimo e promuovendosi a sua volta molto bene, con un cd venduto a 4 euro, una maglietta a 7, e un'ottima presenza sul campo.
E infine un grazie a chi organizza queste serate inaspettate, in questo caso erano quelli di Santeria ospitati dal Tunnel, che illuminano Milano come un fulmine nella notte.