5 maggio 2014

Non ho seguito bene la questione della finale di Coppa Italia perché ero all'estero per un week end di vacanza e mi sono un po' estraniato dalle questioni del nostro paese. Non ho letto nulla (oltre alla cronaca del fatto e dell'antefatto), non so cosa sia stato scritto e non so se quello che sto scrivendo è già stato detto o scritto da qualcuno.

Una cosa mi ha colpito in modo particolare guardando i vari siti dei quotidiani e i commenti sui social: il fatto (gravissimo) è stato trasformato subito in una macchietta. Il delinquente si è trasformato subito in una barzelletta.Un fatto di sangue e di prevaricazione dello stato e delle autorità, si è trasformato subito in una parodia.

A me sinceramente fanno paura tutte queste battute, tutto questo sarcasmo, tutte queste vignette. A me fa paura questo soprannome che è spuntato fuori in tempo zero, dato in pasto agli spettatori e ai lettori, per creare il personaggio, il fumetto, per rendere virale il fenomeno, per farsi una risata. Non c'è un cazzo da ridere.

La verità è che questa cosa ci fa paura, e se fosse trattata per quello che è, si dovrebbe fermare tutto. Dal mondo dello sport, alle forze dell'ordine, al ministero dell'interno. Ma soprattutto noi stessi, noi che andiamo in curva (non io personalmente, anche se è capitato un paio di volte) e allo stadio a cantare comandati da camorristi, mafiosi, nazisti, facendo finta che sia tutto normale e senza fare un piega. Ma anche chi guarda lo sport in tv o chi lo pratica a livello agonistico. Non solo il calcio, perché i soldi che arrivano da lì servono anche a finanziare tutti gli altri sport "minori" e alla fine lo sport entra anche nelle scuole come elemento fondamentale dell'educazione dei ragazzi. Quindi nessuno si può considerare escluso.

E' dura ritrovarsi così senza difese di fronte alla realtà, senza alibi, senza alcun tipo di possibilità di nascondersi.



E allora ci si scherza su, si fanno battute, fotomontaggi, giochi di parole, diventa argomento per ridere al bar o in ufficio o su Facebook. Perché in fondo vogliamo tutti esorcizzare il fatto, perché ci siamo dentro tutti e siamo tutti complici, direttamente o indirettamente. Perché il calcio per noi è un gioco, e anche se da decenni non lo è più, noi vogliamo continuare a crederlo. Ci fa comodo. Non ci importa se una persona è quasi morta, ammazzata da un colpo di pistola (lo ripeto perché magari è sfuggito: COLPO-DI-PISTOLA), per noi l'importante è fare la battuta sagace con un soprannome pittoresco. Non è la prima volta che accade, perché anche con Italia - Serbia e Ivan Bogdanov il copione è stato lo stesso.

Adesso basta cazzate, finiamola di fare battute, di scherzare, è arrivato il momento di chiamare le cose con il loro vero nome:

GENNARO DE TOMMASO, CAMORRISTA*.



* Fonti: Il Sole24ore, Huffington Post

3 commenti:

  1. Commento qui, perchè da blogger mi viene male quando la gente commenta i miei post sui social. :D

    Tutta questa situazione a me ha messo in testa un pensiero. Assodato che quel che dici sia vero, resta da capire se togliere gli Ultras dagli stadi abbia o meno senso. Per me, forse, no. Provo a sviluppare un discorso. Come tu stesso dici, in curva trovano asilo moltissime personalità dubbie che usano la partita di calcio come scusa per sfogare la loro violenza repressa. Inizio a pensare che queste stesse persone, non ci fossero gli stadi, farebbero molti più danni. La dimensione Ultrà è quella del Fight Club. Per me la soluzione sarebbe togliere la polizia dagli stadi e far firmare, all'ingresso, una liberatoria per cui si esenta il Servizio Sanitario Nazionale a fornire cure per eventuali ferite riportate allo stadio durante la partita.
    Estremismi a parte, a me l'idea di togliere questi personaggi dagli stadi spaventa più del resto.

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    1. A quel punto però tanto vale organizzare un campionato di calcio fiorentino e mandarli dentro a distruggersi di mazzate fra di loro. Comunque capisco e in parte condivido il suo punto di vista trasversale. E' un po' la teoria del Palio di Siena, per la quale tutti si sfogano durante il palio e per il resto dell'anno a Siena non succede nulla di che.
      A me, come ho scritto, spaventa di più questo bisogno incontrollabile di sdrammatizzare, non c'è un cazzo da sdrammatizzare, la situazione è drammatica (e da un pezzo), punto.

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  2. Nell'era 2.0 è inevitabile, ma condivido la tua preoccupazione.
    Il Palio è un'altra cosa, perchè ci vanno di mezzo delle povere bestie. Ora, io non sono animalista, credo di averlo detto qualche volta, ma da lì a giustificare abusi inutili c'è un mondo. cmq sì, il principio è quello. Secondo me, se un Ultrà violento non avesse la domenica allo stadio, picchierebbe gente in giro per le strade. Eh ecco, meglio un contesto in cui sai che se ci vai c'è possibilità di prendere una coltellata, piuttosto che vedersela rifilare, che ne so, dal panettiere...

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