20 novembre 2015


Nel pomeriggio di ieri vengo a conoscenza del fatto che a Macao (Milano) proiettano Ellis, un corto di JR con Robert De Niro e colonna sonora di Woodkid e Nils Frahm.
Pur non trovando nessuno che mi accompagni decido di andare comunque, perché essendo un corto potrebbe essere l'unica possibilità di vederlo proiettato in una sala (non una sala professionale ma sempre meglio del televisore di casa).
Ammetto di essere stato attratto più dalla colonna sonora che dal film in sé, che comunque sapevo essere un corto di gran livello.
Sì è rivelata una scelta giusta, perché Ellis è effettivamente un corto di grande intensità.
Il tema, come si può dedurre dal titolo è quello dell'immigrazione, tutto il corto è girato a Ellis Island, all'interno delle stanze che videro transitare circa quattro milioni di italiani nel corso degli anni in cui l'isola era tappa obbligata per chi voleva approdare in America.
Il film si snoda fra una fotografia che lascia senza fiato e la voce fuori campo di Robert De Niro che racconta la "sua" storia di migrante. Mentre la sua voce racconta la storia, l'attore cammina all'interno delle stanze con una valigia, interpretando una sorta di ritorno in un luogo pieno di ricordi che lo hanno segnato. All'esterno è tutto ricoperto di uno spesso strato di neve e il fiato all'interno dell'edificio, si condensa in spesse nuvole. Per tutto il film il Robert attore non parla mai, se non una piccola, commovente, frase che è in sostanza il fulcro di tutto il film.
Ci sono due sequenze che lasciano letteralmente senza fiato: la prima è quando De Niro entra in una stanza molto ampia, sul cui pavimento sono adagiate migliaia di foto di persone, i volti dei migranti, di ogni razza e di ogni colore, la seconda è una sequenza in bianco e nero, molto Woodkidiana, durante la quale esce all'esterno e si incammina nella neve verso il mare grigio.
Visto il tema e il periodo forse un approccio un po' più deciso avrebbe colpito di più,  ma la scelta è quella di un lavoro più concettuale che di denuncia, qualcosa che si deposita con delicatezza nella coscienza e rimane lì per crescere. Del resto basta un immagine di Manhattan ripresa da Ellis Island per capire la sofferenza e la frustrazione dei migranti bloccati a un passo da una nuova vita, lì di fronte a loro, vicinissima a patto di passare i controlli sull'isola, altrimenti irraggiungibile.
In tutto questo la colonna sonora è un elemento determinante per l'emotività che il film vuole trasmettere e inaugura una collaborazione che, visti i risultati, mi auguro possa continuare a lungo.