29 ottobre 2014



Arriviamo alla seconda, anzi alla terza, e la più complessa reicarnazione del duo Zavala-Rodriguez: i Mars Volta.

Le prime avvisaglie sotto l'universo Mars Volta in realtà furono a nome De Facto. Sotto questa sigla mossero i primi passi che li portarono verso il primo capitolo della nuova reincarnazione. Nel frattempo i rumors viaggiavano in rete e si alimentava la speranza dei fan che i due ritornassero con un disco sulla falsa riga della loro precedente band.
Le speranze vennero spente in parte quando arrivò la prima testimonianza dell'avventura Mars Volta, capitolo che spesso viene dimenticato ma che contiene le prime pietre di uno ziqqurat la cui costruzione è durata dieci anni: Tremulant EP. Tre pezzi che furono una dichiarazione di intenti che lasciò poco spazio alle illusioni eppure ci fu ancora chi sperò nel successivo album (e anche chi ha continuato a sperare nel secondo). La cosa più eclatante al di là dei tre pezzi, è che i due nel giro di un anno, cambiarono totalmente stile e modo di suonare/cantare.
La chitarra di Omar sembrava un generatore automatico di note e scale, la voce di Cedric non era più solo un urlo stracciato, ma acquistava melodia, estensione ed è stato solo un antipasto dell'incredibile salto di qualità che ha fatto su De Loused. Sono sempre loro due, ma musicalmente parlando sono due personalità completamente differenti rispetto a prima. Lasciarsi completamente alle spalle un'esperienza e un modo di suonare e di intendere la musica durato otto anni e farlo in meno di un anno. Fu questa la cosa più incredibile che i due riuscirono a fare. Una vera reincarnazione, come se lo Zavala e il Rodriguez Lopez degli At the Drive In fossero morti e rinati nei Mars Volta.

Come ho accennato nella prima parte dedicata agli ATDI, gli intrecci fra Omar e Cedric e i RHCP sono stati molteplici durante la loro carriera. Per la creazione del debutto dei Mars Volta avviene il primo grande "incontro" fra le due band. La scelta più importante per la riuscita di un disco così atteso e complesso, come preannunciato dal Tremulant EP è quella del produttore.
I Mars Volta andarono sul sicuro e scelsero il migliore, colui che ha fatto la fortuna della band di L.A., Rick Rubin. L'apporto del Guru sulla produzione di De Loused the Comatorium fu importantissimo e decisivo per semplificare, dare un recinto e una direzione al fiume di idee di Rodriguez Lopez. Si può sentire chiaramente la differenza nei dischi successivi (soprattutto nel successivo Frances the Mute) dove Omar ha fatto tutto da solo. Ma una testimonianza incredibile di quello che è stato l'apporto di Rubin si ha su Cicatriz ESP, uno dei pezzi più sorprendenti e significativi di tutto il disco e tutt'ora uno dei più belli di tutta la loro produzione, nel quale è racchiusa tutta l'essenza dei Mars Volta.
Questa è una versione circolata prima dell'uscita del disco che ai tempi avevo scaricato da uno dei successori di Napster (credo fosse Limewire) spacciata per un pezzo contenuto nel Tremulant EP:



E questa invece la versione finale contenuta in De Loused the Comatorium:



Le differenze sono abissali, pur rimanendo sostanzialmente lo stesso pezzo, si amplifica di molto la forbice fra strofa/ritornello e suite strumentale. La strofa è più serrata, la voce più pulita, il ritornello nella versione "demo" sembra quasi abbozzato, e assomiglia più a un pezzo degli At the Drive In. Nella verisone presente su De Loused invece ha una linea vocale semplicissima nella melodia ma incredibile nell'efficacia, una delle più belle mai prodotte da Cedric. In questo ritornello è inoltre lampante l'incredibile miglioramento tecnico del cantante, che un solo un paio d'anni prima una linea vocale così precisa e pulita su una tonalità così alta se la sognava.

Oltre all'apporto di Rick Rubin, dal mondo RHCP arrivò un altro importante contributo. Infatti Flea registrò tutte le parti di basso contenute nel disco e fece una piccola apparizione anche John Frusciante proprio all'interno di Cicatriz ESP, dove suona la seconda chitarra e qualche parte di sinth.

Se si prendessero chitarra, sezione ritmica e voce e li si facesse ascoltare singolarmente a qualcuno che non ha mai sentito il disco credo che difficilmente arriverebbe a capire immediatamente che quelle parti possano convivere su uno stesso pezzo. Quello che è stato fatto sul debutto dei Mars Volta è un lavoro di incastro e cesellatura di parti veramente complesse, i pattern di batteria di Jon Theodore sono incredibili, i riff di Omar sono fendenti che tagliano l'aria, su tutto la voce di Cedric si muove con estrema libertà, come se cantasse sopra una semplice chitarra acustica che fa il giro di DO. Provate a chiedere a un qualsiasi cantante di estrazione rock di trovare una linea vocale su parti così complesse e vedete cosa vi dice.
Il disco è dedicato all'artista e amico Julio Venegas morto suicida. La storia di Cedric e Omar è purtroppo costellata di tragiche scomparse (oltre a fatti curiosi, al limite del reale, leggende ecc), non bisogna dimenticare l'apporto di Jeremy Michael Ward e Isaiah "Ikey" Owens, entrambi scomparsi, il primo proprio nel 2003, quando è uscito De Loused the Comatorium, il secondo invece pochi giorni fa.



La prima volta che li vidi live fu proprio durante il tour di De Loused, al Rainbow, il concerto fu una furia, nervosi, arrembanti, con un impatto schiacciante. La stessa furia che ho sentito quest'anno nel debutto degli Antemasque. Ricordo che Cedric, nonostante il luogo non fosse proprio adatto, si arrampicò su una colonna di casse e si lanciò sul pubblico. Con il secondo disco però cambio radicalmente anche l'approccio ai concerti.

Decisi a dare un taglio ancora più netto con il loro passato, Frances The Mute aprì le acque del Mar Rosso per poi farle richiudere subito dietro di loro. Ma non è il disco nella sua totalità a segnare questo stacco, il momento in cui si chiudono è contenuto proprio al suo interno. Dopo un'apertura che tutto sommato ha delle similitudini con il disco precedente, arriva forse il loro ultimo vero singolo, nell'accezione commerciale del termine, The Widow.

The Widow fu la loro ultima concessione all'aspetto commerciale della musica, e nel momento in cui Cedric canta le ultime parole, "Cause I'll never, never sleep alone", i Mars Volta si stanno già inabissando in un nuovo mondo, e i successivi due minuti e mezzo di reverse, rumori, feedback ai tempi fecero già una feroce selezione fra chi era pronto a fare questo viaggio con loro e chi no.

Da quel momento la loro produzione musicale si imbarcò per un viaggio dal quale non hanno mai fatto ritorno. Il benvenuto è Cassandra Gemini (preceduta da una sorta di ritorno a casa, alle loro origini ispaniche con L'Via L'Viaquez), una suite gigantesca, infinita, insormontabile. La prima volta che ascoltai il disco, richiese molto impegno per poterla ascoltare tutta con attenzione, era necessario immergersi totalmente senza respirare per mezz'ora, ma una volta riemerso mi accorsi che la fatica è era stata ripagata con gli interessi ed ero pronto per seguirli ovunque, e così feci.

Questo è il prezzo da pagare con i Mars Volta, o tutto o niente, bisogna abbandonarsi, sgomberare la mente, aspettarsi di tutto, analizzarlo e capirlo. Non è materiale per fans, è musica per chi ha voglia di scoprire, di mettersi in gioco, di immergersi completamente nel magma di un'esperienza artistica completa, fatta non solo di musica, ma anche di visioni, di una progettualità fuori dal comune, e di testi allucinati, difficili e articolati.



Per la serie "morte, fatti curiosi e paranormali", questo disco è un concept su un diario ritrovato da Ward sul retro di una macchina. Un diario che sembrava parlasse della sua stessa vita, pur essendo di un estraneo (musichetta ansiosa a vostro piacimento).

Continuò inoltre il legame con i RHCP, presenti anche in questo disco in due pezzi fondamentali (e non può essere un caso), Flea con la tromba proprio su the Widow (e anche in Miranda..) e Frusciante con due assoli di chitarra su L'Via L'Viaquez.

Anche i live di quel tour furono straripanti e difficili, sembrava fossero determinati anche dal vivo a procedere con quella selezione naturale iniziata su disco. Al Rolling Stone a Milano fecero qualcosa come quattro pezzi per quasi due ore di concerto di jam infinite. Per molti di quelli che erano ancora legati al passato della band, fu il definitivo colpo di grazia, ricordo che molti uscirono delusi e infastiditi dal locale.

Superato lo scoglio, i due si trovarono ad essere quasi completamente orfani del loro vecchio pubblico senza avere ancora una solida base di nuovi adepti, ma invece di concedere qualcosa, di fare un disco che potesse avere un minimo di appeal sul percato, tentarono il suicidio con Amputecture.
Nonostante le vendite andarono comunque bene, la critica iniziò a cambiare bandiera e anche i fans, soprattutto gli ultimi superstiti della vecchia guardia, non lo accolsero molto bene. Fu un ulteriore addentrarsi nell'universo del prog anni'70, anche dal punto di vista dei suoni. L'apporto di Ikey Owens fu decisivo per dare una precisa personalità a questo disco. Nonostante sia forse il meno considerato della storia dei Mars Volta, contiene dei grandissimi pezzi, che si sono presi la rivincita anche a distanza di molti anni, regalando alcune delle loro migliori performance live.


Dopo le registrazioni di Amputecture Jon Theodore lasciò la band, e personalmente credo sia stato il primo insospettabile segnale dello sfilacciamento del progetto. Nonostante non fosse membro originario, diede fin dall'inizio un'impronta precisa con il suo stile e fu la spina dorsale del suono Mars Volta. I riff di Omar processati attraverso i suoi pattern e le sue invenzioni ritmiche diventavano unici e se la band non fu inquadrata da subito come banale revival prog anni '70 (cosa che hanno tentato di fare in tanti) il merito è anche e forse soprattutto suo. Sta di fatto che dopo di lui passarono più batteristi sul seggiolino dei Mars Volta che allenatori sulla panchina dell'Inter di Moratti.

The Bedlam In Goliath a mio avviso accusa un po' l'assenza di Theodore, soprattutto dal punto di vista della sperimentazione e della complessità ritmica e per la mancanza di un punto di riferimento dietro alle pelli. Non che Thomas Pridgen fosse scarso, anzi, ma la personalità di Theodore e l'affiatamento che si era creato negli anni con la band avrebbero dato sicuramente una marcia in più.


Cavalettas anche se è il pezzo più lungo del disco, è forse quello che lo rappresenta di più. Nonostante la durata, non si perde mai in jam strumentali e psichedelia, è un susseguirsi di varie parti unite con maestria, con un inizio che si avvicina all'hardcore e uno sviluppo che non perde mai la corda.

Per la serie "morte, fatti curiosi e paranormali",  il concept del disco si basa sulle brutte esperienze vissute dai due dopo che Omar regalò a Cedric una tavoletta per sedute spiritiche, che secondo loro causò una serie di avvenimenti sfortunati e incrinò i loro rapporti, contribuendo anche all'allontanamento di Theodore (musichetta ansiosa a vostro piacimento).

The Bedlam in Goliath, nonostante non rinunci alle formule complesse dei dischi precedenti è forse il loro disco più diretto, agile, sicuramente quello con i suoni più puliti e pezzi più corti. Un disco che contribuì pesantemente alla creazione di quella base di fan che mancava dopo lo strappo di Frances the Mute.

Ma nel momento in cui raggiunsero una nuova fetta di adepti, tentarono nuovamente il suicidio con un disco completamente differente dai precedenti.
Come dicevo prima, questi sono i Mars Volta, o tutto o niente, nessuna concessione al fan.
Quello che si scoprì una volta scartato Octahedron fu un disco dilatato, con molte ballate e pezzi struggenti, come la bellissima With Twilight As My Guide.
Ma anche gli episodi più carichi non avevano la solita irruenza, le ritmiche  più misurate, i bpm diminuiti, sembrava una versione maturata, per qualcuno semplicemente invecchiata, dei Mars Volta.
Non contenti aggravarono la situazione facendo uscire un singolo, Cotopaxi, che non rappresentava per nulla quello che era l'album in realtà, ma andava a riprendere ritmi sincopati e riff taglienti dei precedenti.



Molti si affrettarono a darli per finiti, dopo un paio di dischi che la critica non aveva apprezzato ma non aveva neanche avuto il coraggio di stroncare del tutto, riconoscendone il valore.

Ma ancora una volta con il disco successivo ribaltarono il tavolo e quello che oggi è il loro testamento musicale (per ora), è il loro disco più audace e difficile in assoluto, ma per molti aspetti il migliore: Nocturiquet.
Nel loro ultimo lavoro, la consapevolezza del percorso fatto, dell'identità della band fa sì che si riuniscano tutti gli aspetti positivi della loro esperienza, con un livello di sperimentazione sonora mai raggiunta in precedenza e una grande maturità nella composizione. Il salto più grande come in tutte le metamorfosi dei due di El Paso è nella voce di Cedric, usata come un vero e proprio strumento, processata attraverso effetti, ma naturalmente malleabile e versatile come non era mai stata prima.
Necessitava di diversi ascolti prima di riuscire a coglierne l'essenza, ma una volta districato l'intreccio di suoni, effetti, dissonanze, ci si ritrova con in mano un vero gioiello.
Ancora oggi nonostante gli attenti e ripetuti ascolti dalla sua uscita, ogni volta rivela sempre qualcosa di nuovo.

Ma dai Mars Volta non ci si poteva aspettare la preparazione di una lunga fase di maturità e successivamente di declino. Il progetto dopo dieci anni di attività ad un livello qualitativo inarrivabile per qualsiasi altra band contemporanea, non avrebbe avuto le forze per spingersi più in là di Nocturniquet.
Infatti non hanno tardato a stupire ancora una volta, l'ultima. Con una serie di tweet improvvisi, Cedric a inizio 2013 annuciava che il progetto Mars Volta si stava concludendo, dando la colpa proprio al suo compagno d'avventure, accusato di dedicarsi troppo agli altri suoi progetti.
Sembrava che il duo artistico fosse definitivamente arrivato al capolinea, ma ancora una volta riescono a stupire e a sorpresa quest'anno è arrivato l'annuncio della nascita degli Antemasque, ma questa, come direbbe Lucarelli, è un'altra storia (che affronterò nella terza parte).

Rimane l'eredità di un progetto mastodontico, che per qualità, coraggio, onestà artistica, produzione è senza ombra di dubbio il migliore della loro generazione.













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