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8 marzo 2016



Si è fatto un gran parlare nelle scorse settimane del progetto che la giunta milanese (ma anche in altre città italiane) sta mettendo in piedi per partecipare al bando degli incentivi per la mobilità sostenibile. Il progetto consiste nel dare un rimborso a chi va al lavoro in bicicletta, con modalità e tempistiche da stabilire, sull'esempio del progetto francese già attuato a fine 2015. In Francia il governo ha messo in atto delle convenzioni con alcune grandi aziende, per dare un rimborso di 25 centesimi a chilometro a chi si reca al lavoro in bici, certificandolo con un'apposita app gps (tipo Runstatic o Viewranger per internderci).
Ma se volete anticipare i tempi c'è già un app che vi permette di tracciare i vostri spostamenti e guadagnare pedalando (ma anche camminando o andando con i mezzi).

L'app di cui sto parlando è Wecity.

Wecity è un app modenese che vi permette di guadagnare punti per ogni chilometro percorso, riducendo le emissioni di Co2. I punti vi servono per ottenere considerevoli sconti (sul prezzo vero dell'oggetto, non inventato come altre app tipo Wish) su oggetti molto interessanti, di design, o servizi molto utili.


Come funziona?

È molto semplice, istallate l'app sul vostro telefono Android, iOS o Windows, create il vostro profilo, cliccate sul + che vi appare al centro del menù in basso, scegliete il vostro mezzo di trasporto e iniziate a guadagnare punti.


Come potete vedere prima di scriverne l'ho testata per molto tempo, andando al lavoro tutti i giorni in bicicletta, è stato piuttosto semplice per me accumulare punti. 
La cosa che rende ancora più interessante l'app è il calcolo delle emissioni di Co2 evitate. Anche qui il calcolo è veritiero e certificato da RINA, che non è la signora della porta accanto ma un organismo internazionale che certifica le imprese. 
I punti vengono calcolati in base al mezzo utilizzato, si possono usare i vostri piedi, i mezzi pubblici, potete condividere la macchina o usare la bici che è quella che fa guadagnare più punti.

Come si fa a sfruttare i punti guadagnati?

Wecity ha una sezione "premi" dove, una volta guadagnato un minimo di punti, potete andare a scegliere come impiegarli. A seconda del premio, ci sono due modalità per averlo, una semplicemente scegliendolo e l'altra tramite un'asta in cui ve lo giocherete con altri utenti, rilanciando i vostri punti. 
Al momento l'asta è molto semplice, non c'è molta concorrenza poiché i premi rivengono messi in palio continuamente. 
Una volta scelto o vinto il premio vi verrà dato un codice sconto da inserire sullo shop di Wecity, accessibile liberamente online.
Nello shop troverete tutti gli oggetti e i servizi offerti come premio, venduti a prezzo pieno ma anche altri oggetti che non trovate nella sezione premi (e che probabilmente verranno messi in palio nelle settimane successive, quindi occhio).
Non dovete fare altro che mettere nel carrello il premio scelto, aggiungere il codice sconto nel riquadro corrispondente e potrete avere il premio con lo sconto che vi siete sudati, letteralmente. 


È il solito espediente per spillare soldi con sconti che poi non sono così vantaggiosi?

ASSOLUTAMENTE NO, gli sconti che vi guadagnate sono spesso del 50% sul prezzo reale, ma possono arrivare anche al 70% su oggetti di design esclusivi, spesso difficili da trovare nei negozi. Si possono avere sconti su biciclette, accessori per bici, sconti sulla riparazione delle biciclette o l'acquisto di accessori, sull'abbonamento al bike messenger e bike sharing, palestre, gadget vari, biglietti gratis per il teatro e più l'app si sviluppa, più aumentano gli utenti e più aumenta la gamma di offerte.


Ma gli oggetti arrivano? E i costi di spedizione?

Gli oggetti arrivano e sono esattamente come descritti, l'ho già testata con due premi. Dopo una prima prova con il campanello Trigger Bell, (finanziato tramite Kickstarter e acquistabile solo su Wecity, a quel che mi risulta), mi sono aggiudicato i salvagamba di 24bottles con lo sconto del 70% e sono entrambi ottimi prodotti. I costi di spedizione sono assolutamente in linea con le normali spese che trovate in ogni sito di e-commerce. 

Anche se momentaneamente non avete intenzione di guadagnare qualche premio, Wecity è comunque una app di tracciamento dei vostri viaggi, con funzioni basiche. Registra il percorso e la velocità media e tiene conto del chilometraggio totale dei vostri viaggi, o anche del chilometraggio singolo. Potete tenere conto di tutte le volte che siete andati al lavoro in bici, vedendo il totale dei chilometri percorsi.
L'app sta crescendo piano piano, sia sul piano delle funzionalità tecniche che nella sezione dei premi, più persone la utilizzeranno e più avrà possibilità di diventare un punto di riferimento per la mobilità sostenbile.
Avendola usata per molto tempo, posso dire con certezza che è un'ottima idea con delle potenzialità enormi, e margini di miglioramento altissimi. Si potrebbe iniziare implementando le funzioni di memorizazione del tragitto e dei dati di viaggio, dando un po' più dettagli. Magari prendendo spunto anche dalle app di fitness più utilizzate, associando al il risparmio di Co2 anche il consumo di calorie,che è un altro grande incentivo per muoversi senza usare l'auto.

Se non volete aspettare le istituzioni per guadagnare pedalando, questo è un bel modo di iniziare.














2 agosto 2012


Non voglio far diventare questo blog un blog di bicicletta (l'ho già detto?) ma l'argomento è caldissimo e non posso esimermi dal dire due parole. Visto che mi sono già preso una buona dose di insulti in un articolo precedente non voglio perdere l'occasione per prenderne altri.

Chiarisco subito che al momento io non sono né a favore né contro l'obbligatorietà del casco, perché prima degli obblighi di legge conto (sbagliando) sull'intelligenza delle persone, e prima di tutto mi interessa la salvaguardia della vita delle persone, a prescindere dalle leggi imposte.

A seguito di un articolo apparso su Quattroruote (che purtroppo non riesco a recuperare da nessuna parte, non è stato riportato online), si è infiammato il dibattito sull'obbligatorietà del casco... o meglio sull'utilità del casco in bicicletta. Prima #Salvaciclisti  (movimento dal quale voglio ufficialmente dissociarmi a causa della risposta ai limiti della follia all'articolo di Quattroruote), e poi FIAB hanno risposto all'articolo portando le loro motivazioni che vorrei analizzare nello specifico, perché personalmente mi sembrano a dir poco assurde. Ok essere contro l'obbligatorietà del casco, ma le argomentazioni portate per sostenere quest'idea a mio avviso fanno più danni che altro. Prima di arrivare all'obbligo o no, bisogna chiarire se a Salvaciclisti e a Fiab interessa più la salute dei ciclisti o LA GRANDE, EPICA ED EROICA GUERRA CONTRO LA FAMIGERATA  LOBBY delle AUTO.

Stendiamo un velo pietoso sui toni complottisti, deliranti e offensivi che ha usato #Salvaciclisti per rispondere a Quattroruote, già ridicolizzati dalla pacata, efficace ed educata risposta del direttore. #Salvaciclisti snocciola i soliti dati copia e incolla senza citare uno straccio di fonte, come è ormai tristemente di moda, per dimostrare l'inutilità del casco obbligatorio.

Fiab all'inizio della sua risposta dice che consiglia caldamente l'uso del casco, salvo poi fare di tutto per dimostrare la sua inutilità.

Ma vediamo...

#Salvaciclisti: "Su 1.000 utenti fragili della strada uccisi in Italia dalle automobili, 750 sono pedoni e 250 sono ciclisti: mettiamo il casco ai pedoni?."

Una bella argomentazione, peccato che non si tenga conto del fatto che i pedoni sono molti di più dei ciclisti, per questo il numero di morti è così alto rispetto a quello di questi ultimi. Occorre portare delle percentuali rispetto al numero totale di soggetti per avere una argomentazione valida. Anche i morti in auto sono maggiori di quelli in moto, togliamo il casco anche ai motociclisti?

#Salvaciclisti: "E non contengono, sia ripetuto, un briciolo di rispondenza a realtà ad impatti superiori a 23 km/h il caschetto è ininfluente per la sicurezza, e a volte provoca lesioni gravi a atlante ed epistrofeo, con conseguente lesione del midollo spinale e relativa paralisi motoria."

FIAB: "Non è invece appropriato il confronto con l'obbligo esteso alle moto, a cui erroneamente ci si riferisce per dimostrare l'utilità di un provvedimento a cui i ciclisti si opporrebbero in modo miope. Infatti i caschi per moto sono omologati per impatti fino a 70 km/h e quindi proteggono da investimenti e cadute fino a questa velocità, mentre i caschi per bici, del tutto diversi in quanto necessariamente aerobici, sono omologati fino a 23 km/h e quindi non proteggono né dagli investimenti né da cadute ad alta velocità (vedi quanto successo lo scorso anno a Weylandt), ma solo da cadute del ciclista da solo, con lo stesso rischio di un pedone che inciampa e cade per terra."

Secondo me qui si arriva al delirio, non solo si dice praticamente che il casco in bici non serve a nulla se non nei casi in cui si cade da soli e da quasi fermi, ma addirittura #Salvaciclisti sostiene che non solo non protegge, ma fa anche danni (sua quali basi, in quali casi, quali studi lo hanno dimostrato? In che precentuali? Non si sa)!

Innanzi tutto se un casco è omologato per impatti fino a 23km/h, vuol dire che è la MINIMA protezione che un casco deve avere. Non esclude che un casco possa proteggere anche per impatti a velocità superiore, cosa molto probabile.  I costruttori si terranno sicuramente un margine di rischio per le prove e quasi sicuramente lavoreranno per alzare sempre di più la soglia di protezione, è nel loro interesse. Cinicamente parlando, un ciclista morto è un cliente in meno. Ci sono anche diverse tipologie di caschi da bici con diverse tipologie e gradi di protezione, non si può generalizzare.

Oltre a questo non vuol dire che in un impatto a 23,1 km/h quando ti togli il casco  ti si apre la testa come ammiocuggino.

Sono d'accordo sul fatto che gli incidenti capitano più spesso per impatti contro le auto che vanno anche a più di 23km/h. Ma non è che quando un'auto va contro a una bici, centra in pieno la testa del ciclista. Più verosimilmente impatterà sul corpo/bicicletta/gambe del ciclista che in un secondo momento andrà a battere la testa sull'asfalto o sull'auto stessa o su qualsiasi ostacolo presente, per cui non è che se una macchina va a 50 all'ora l'impatto sul casco sarà sicuramente a 50 all'ora.

Non sono un esperto di fisica ma mi affido a quelle quattro nozioni che conosco e alla logica: negli impatti vi sono varie cause di dispersione di energia che fanno sì che prima che la testa batta contro qualcosa, la velocità d'impatto sarà molto probabilmente diminuita rispetto all'impatto principale.

Il povero Weylandt, si è letteralmente schiantato mentre scendeva a 80 all'ora, per cui secondo la  tesi di Fiab e salvaciclisti non si sarebbe salvato neanche con un casco da moto,  fra l'altro è morto non solo per i traumi alla testa, ma anche per traumi gravi su tutto il corpo. E' stata una tragedia a dir poco sfortunata e non è opportuno strumentalizzarla per dimostrare l'inefficacia del casco.

Infine, se l'omologazione è stabilita entro i 23 km/h è perché qualcuno avrà studiato le casistiche degli incidenti in bicicletta e avrà verificato che la maggior parte degli impatti avviene entro questa velocità. Altrimenti che senso avrebbe l'omologazione?

FIAB: "Non è invece appropriato il confronto con l'obbligo esteso alle moto, a cui erroneamente ci si riferisce per dimostrare l'utilità di un provvedimento a cui i ciclisti si opporrebbero in modo miope. Infatti i caschi per moto sono omologati per impatti fino a 70 km/h e quindi proteggono da investimenti e cadute fino a questa velocità"

Vale lo stesso discorso dei caschi per bicicletta, protegge "SOLO" fino a 70 km, quando in autostrada si viaggia anche a 130, per cui per impatti superiori è inutile, quindi il casco per le moto non serve a niente?

FIAB: "Le motivazioni tecniche di tale contrarietà sono ben illustrate sui siti FIAB ed ECF (breve sintesi per es. http://fiab-onlus. it/salvaiciclisti/component/content/article/58-casco. html)"

E' incredibile come per rafforzare la loro tesi portino un "documento" scritto di loro pugno, sul loro sito, senza portare le fonti, senza alcuna dimostrazione di questi dati. E' come voler dire:  il casco obbligatorio non serve a niente perché lo diciamo noi, punto.

In conclusione, per combattere la proposta di obbligatorietà del casco, non si possono portare argomentazioni contro l'utilità del casco in sè, è sbagliato, diseducativo, ed è anche da irresponsabili scrivere certe cose.

Visto che non serve a nulla negli impatti oltre i 23 km/h invito gli amici di #Salvaciclisti e FIAB a fare un crash test a 30 all'ora prima col casco e poi senza e vediamo...

Io non mi baso su statistiche prese da non si sa dove, mi baso sull'esperienza, su testimonianze dirette di persone che la bicicletta la usano per davvero, facendo migliaia di chilometri all'anno, non solo per fare la critical mass al giovedì sera. Persone che possono raccontare quanto è utile il casco solo perché ce l'avevano in testa quando sono caduti o quando hanno fatto un incidente. Mi baso su foto di caschi spappolati e rispettive teste intere, di testimonianze di gente in mtb che ha impattato contro alberi e rocce in discesa e lo racconta facendosi una risata solo perché aveva il casco. Mi baso per esempio su di un ragazzo in bmx che ho soccorso una mattina in una pool, che si è aperto la testa cadendo e se avesse avuto il casco non si sarebbe fatto nulla se non qualche abrasione .

Se non avete testimonianze dirette andate su qualche forum o sito di bici e vedrete quante ne trovate.

Spero che in un futuro quasi fantascientifico, quando tutte le strade avranno la loro sede ciclabile, e vorranno introdurre l'obbligo alle bici di circolare sulle piste ciclabili (perché scommetto che ci sarà bisogno di introdurlo), FIAB e #Salvaciclisti per difendersi dalla LOBBY delle AUTO non se ne saltino fuori a dire che le piste non servono a nulla, che disincentivano l'uso della bicicletta, che non salvano la vita e anzi a volte provocano paralisi e altre amenità del genere.