15 novembre 2012


Ieri c’è stata la prima (credo) grande protesta organizzata a livello europeo, con annesso sciopero europeo.


Oggi i commenti sui giornali e sui blog si sprecano, chi analizza e contesta l’azione delle forze dell’ordine chi analizza il lato sociale della protesta, chi accusa i cosiddetti “centri sociali” o “black bloc”, ecc.

Io però voglio analizzare un aspetto delle proteste che non viene quasi mai preso in considerazione:

Il giorno dopo questa grande mobilitazione, questa sommossa popolare, questa “rivoluzione” cos’è cambiato, cosa si è ottenuto?

NULLA.

I Greci cosa hanno ottenuto in questi anni di manifestazioni e guerriglia?

NULLA.

Gli spagnoli con il movimento degli Indignados cosa hanno ottenuto dopo le innumerevoli manifestazioni, e dopo la grande mobilitazione contro il parlamento di qualche settimana fa?

NULLA.

Il movimento Occupy Wall Street cos’ha ottenuto?

NULLA.

Queste immagini sono la perfetta rappresentazione dell'efficacia delle manifestazioni in questi anni:



Si sente spesso parlare di rinnovamento, nella politica, nelle istituzioni, nel sistema finanziario, ma come si può chiedere un rinnovamento con forme di protesta di un secolo fa, come si può fare una rivoluzione con metodi che di rivoluzionario non hanno più nulla ormai, con slogan e schemi che hanno inventato proprio le persone a cui sono indirizzati?

Le manifestazioni, la guerriglia, lo sciopero sono forme di protesta senza più segreti per le istituzioni.

Sanno benissimo come combatterle, soprattutto sanno benissimo che non possono durare in eterno.

Sanno che la peggiore delle manifestazioni, dopo una giornata passata a prendersi lacrimogeni, manganellate, dopo arresti, fermi, scontri corpo a corpo, sarà destinata a diminuire di intensità e a disperdersi.

Anche la gigantesca manifestazione contro il parlamento spagnolo del 25 settembre che sembrava destinata a durare in eterno, si è spenta dopo poco più di una giornata.

Ormai il gene della rivolta nel mondo occidentale è morto, non siamo più abituati a combattere per prenderci quello che vogliamo, sono più di 50 anni che viviamo nell’illusione del benessere, che abbiamo tutto senza lottare neanche un secondo. Nessuno, e di questo ne sono più che certo, di quelli che sono scesi in piazza in questi ultimi anni è mai stato disposto a grandi sacrifici per ottenere quello per cui sta lottando e questo fa la differenza. A volte bisogna essere disposti anche a perdere la vita per la causa in cui si crede.

Anche gli scioperi ormai, sono una forma di protesta superata, tranne qualche categoria particolare e privilegiata che ha la possibilità di interrompere servizi fondamentali o di far perdere centinaia di migliaia di euro incrociando le braccia, gli altri non hanno forza sufficiente per mettere in difficoltà un paese. Anche in questo caso le istituzioni sanno che anche il peggior sciopero possibile è destinato a perdere di forza in poco tempo (categorie forti a parte, naturalmente).

Gli unici in Europa che sono ancora portatori sani del gene della rivolta sono i Francesi, ma anche per loro è un gene ormai sopito. Prima con Sarkò che faceva incazzare tutti un giorno sì e uno no, qualcosa si muoveva. Adesso con Hollande, che nonostante i messaggi bufala che sono circolati su Facebook non ha fatto ancora praticamente nulla, sono tutti più indulgenti.

Le manifestazioni e la guerriglia hanno funzionato per la Primavera Araba, ma in quel caso c’è una situazione economico-sociale che corrisponde alla nostra di 80 anni fa. Lì c’è gente che non ha più nulla da perdere, che non ha il pane e neanche le brioches, lì c’è la vera disperazione di chi deve lottare tutti i giorni per vivere, questo fa la differenza e i governi di quei paesi non si erano mai trovati ad affrontare una manifestazione, una rivolta organizzata e compatta e numerosa contro di loro. Di questo ho già parlato.

Le istituzioni in “occidente” stanno bene attente a non andare mai oltre la soglia del “non ho più niente da perdere”. Stanno attente a dare il giusto sfogo al popolo, o a cercare di non farlo pensare ai problemi reali, stanno bene attente ad arginare i “fiumi in piena” che stanno per esondare. La dimostrazione di forza, e violenza, delle forze dell’ordine nelle manifestazioni di ieri, appoggiata unilateralmente dal nostro ministro della giustizia in un modo che credo di non aver mai visto prima, è un chiaro segnale: “State attenti a quello che fate perché non abbiamo vincoli”. Nonostante questo possa aizzare ancora di più le folle, sotto sotto insinua molta paura nei manifestanti giovani e pacifici (il vero motore della rivolta e quelli più disposti a scendere in piazza e a protestare).

Come se non bastasse ogni manifestazione è resa vana dal solito problema da cui non se ne uscirà mai: se non ci sono scontri nessuno ne parla, se ci sono scontri parlano solo di quelli e tutto diventa un gigantesco “porno”, in cui sono tutti a caccia dell’immagine della manganellata, della condotta scorretta, dell’infiltrato.

Così il tutto si trasforma in rabbia contro lo scudo delle istituzioni, invece che contro le istituzioni stesse.

E' come se l'esercito medievale, una volta sfondate le porte del castello, si accanisse sulla porta stessa e si dimenticasse di entrare a conquistarlo.

Così facendo si invalida tutto il movimento di piazza. Per tutti diventa una manifestazione contro le forze dell’ordine, non contro chi ci governa politicamente ed economicamente. Le forze dell’ordine diventano il flusso canalizzatore della protesta, la caccia al colpo scorretto diventa un motivo di distrazione, di gossip, né più né meno dell'ultima dichiarazione della Minetti o della moviola su Juve-Inter che focalizza tutte le discussioni del day-after, in cui tutti discutono dell’episodio isolato, del fotogramma estrapolato, della conseguenza, ma nessuno si domanda i perché, nessuno discute sulla causa di quella manifestazione.

Per questi motivi secondo me è arrivato il momento di ideare nuove forme di protesta, adatte ai nostri tempi e che non forniscano memoria storica alle istituzioni per combatterle.

Forme di protesta che possano essere perpetrate per molto tempo e divenire efficaci sul lungo periodo, che vadano a colpire il cuore della causa scatenante.

Ci vogliono gli elefanti di Annibale e 15 anni di battaglie per penetrare nel nuovo Impero.

Chissà, forse una forma futuristica di protesta sarà una sorta di hackeraggio user-friendly.

Dopo lo sdoganamento della fotografia (tutti sono fotografi), lo sdoganamento del giornalismo (tutti sono giornalisti con un blog), chissà se sarà la volta del “tutti sono hacker”?

Le azioni di Anonymous per esempio hanno avuto grande risalto, e sono stati dei grandi colpi ad effetto perché hanno colto totalmente impreparate le loro vittime . Anche quelli non hanno risolto nulla, ma sono un esempio dell’effetto sorpresa che può avere una (relativamente) nuova forma di protesta (prima era utilizzato solo come sabotaggio, come esercizio per nerd o come ufficio di collocamento per aspiranti Steve Jobs).

Provate a pensare all’impatto che potrebbe avere una manifestazione pacifica e totalmente silenziosa, durante la quale non si bloccano solo le strade, ma tutti i dispositivi e tutti i sistemi nelle vicinanze.

Ma questa è solo una mia visione fantascientifica senza nessuna conoscenza tecnico-tattica. (a proposito di questa tematica di protesta/fantascienza ci sarebbe anche da discutere sull'impatto che ha avuto un film/fumetto come V sui movimenti di protesta, veramente notevole anche solo a livello di immagine).

Come suggerisce il titolo e molte altre citazioni presenti in questo blog, nelle canzoni di Elio c'è sempre una risposta a tutto:



"E Supergiovane da' fuoco a uno spinello col quale affumica il governo, che, all'istante, passa all'uso di eroina e muore pieno di overdose . "

Può sembrare stupido, ma  Supergiovane affronta il governo con qualcosa che il governo non conosce e non si aspetta, e addirittura lo porta all'autodistruzione: questo è il segreto della sua vittoria.



Concluderò dicendo qualcosa di impopolare. L'unica forma di protesta,rivoluzionaria ed efficace,  che mi viene in mente ora, soprattutto nei paesi latini dell’Europa, sarebbe anche la più semplice: RISPETTARE LE REGOLE a tutti i livelli e farle rispettare, e non mi rivolgo ai politici, ma a noi cittadini.

Ma questa è un’altra storia…

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