24 maggio 2013


Qualche giorno fa un comunicato su Facebook postato da Andrea Pontiroli, amministratore unico di Santeria (“locale” di Milano), spiegava a grandi linee i motivi per cui da qualche tempo nel suo locale non ci fossero più quei tanti, tantissimi eventi che ne avevano caratterizzato la programmazione. Motivi che, come spesso accade, sono riconducibili a permessi, burocrazia, e mancanza di attenzione verso quei luoghi dove si fa cultura.
Subito è scattata una pioggia di commenti di solidarietà, incoraggiamenti, petizioni. Una vera e propria mobilitazione.
Ma torniamo un attimo indietro, cos’è Santeria?



Santeria non è un semplice locale dove si va solo a bere e a divertirsi, Santeria è bar, caffetteria, bistrot, sala per concerti, libreria, negozio di dischi e vestiti, è cinema, è ufficio, auditorium, galleria d’arte. Un mondo, un organismo, un luogo dove la cultura, la musica e le idee sono i muri su cui si poggia l’intera struttura.
Un luogo che nel giro di due anni è diventato un punto di riferimento per Milano e un luogo di aggregazione in un quartiere che offre veramente poco.
Leggendo potrebbe sembrare un locale di dimensioni enormi, in realtà è uno spazio tutto sommato di dimensioni contenute, dove però “i contenuti” trovano sempre lo spazio adatto.
Gli eventi che ospitava, e che spero al più presto continurà ad ospitare, sono anche inusuali per la normale programmazione di un locale. Come i “matinee”, concerti con brunch della domenica mattina, o la cinemerenda, proiezione pomeridiana di film indipendenti, eventi pensati anche nel rispetto del contesto residenziale in cui è inserita Santeria.

Ho contattato Andrea Pontiroli per capire cosa è successo a Santeria e cosa succede a Milano, dove la vita dei locali che fanno musica e cultura è veramente dura (come anche in tutta Italia).


Per cominciare, giro a te la domanda con cui ho iniziato l’articolo: cos’è Santeria e com’è nata?

Santeria è una factory, un palazzina all’interno della quale ci sono moltissime attività diverse, ma tutte collegate al mondo della creatività: uffici di grafici, web designer, illustratori, promoter, uno studio di produzione musicale, un coworking con 10 postazioni, un bar bistrot, uno shop di vinili / vestiti / libri, una sala mostre / showcase e un cortiletto. Qui  possono sviluppasi collaborazioni indotte dalla stessa Santeria o anche autonome, perché l’ambiente è stato pensato per incanalare energie ed idee attraverso una concentrazione di professionisti del settore.


 Che tipo di eventi ospitava, oltre a quelli che ho citato, fino allo stop forzato?

Preferisco parlare di  eventi  che Santeria ospiterà, visto che rimango convinto che a brevissimo i problemi legati alle autorizzazioni si risolveranno. Comunque si tratta di concertini acustici, showcase, dibattiti, rassegne di cinema, presentazioni di libri, mostre di pittori, illustratori e fotografi. Tutti gli eventi si tengono in orari diurni. Santeria è stata pensata come un posto diurno che chiude alle 22.00.


Lo showcase di John Grant in Santeria


Ora veniamo alla domanda cruciale di questa intervista, per quale motivo da circa tre mesi non potete più ospitare e organizzare questi eventi?

Si tratta di una pratica di impatto acustico richiesta per i nostri eventi dalla polizia annonaria, che abbiamo scoperto poi non essere dovuta, in quanto le esibizioni e le proiezioni non rappresentano l’attività principale e si tengono in orari diurni. Nonostante questo abbiamo ricevuto una sospensione dei permessi e siamo entrati in una trafila burocratica che dura ormai da tre mesi.

Come mai, dopo due anni di attività, vi viene richiesta? E' forse legata a lamentele del vicinato, o a problemi riscontrati nella vostra attività?

Come è risaputo, a Milano vince sempre la lamentela, anche se ingiustificata e basata più su un'intolleranza ideologica che un reale disturbo. Le lamentele possono sicuramente aver aiutato a complicare l’iter, ma voglio ricordare che, per nostra scelta, abbiamo deciso di fare eventi solo in orari diurni e sempre a volumi molto bassi, oltre che ad una chiusura del locale alle 22.00, nonostante la possibilità di stare aperti sino alle 02.00.




Oltre al danno “morale” e al danno culturale, avete riscontrato anche un danno economico legato alla mancanza di eventi che richiamassero il pubblico?

La stima delle perdite economiche in tre mesi si aggira intorno ai 18.000 euro di mancato incasso. Per un posto come Santeria, aperto da soli due anni e con già 12 assunti è davvero una somma ingente che mette a rischio l’intero progetto.

Ti aspettavi una reazione del genere dopo il tuo comunicato su Facebook? Oltre ai vari commenti di solidarietà e di sostegno, è stata avviata anche una petizione online.
In Santeria come al Magnolia o al Tunnel (locali dai quali arriva lo staff di Santeria), sentite una forte esigenza da parte delle persone di spazi dedicati alla musica e alla cultura?

Non amiamo i proclami o le denunce fatte tramite web, ma dopo tre mesi abbiamo pensato che una spiegazione ai nostri frequentatori fosse dovuta. La reazione della gente ci ha fatto sicuramente molto piacere, anche se sinceramente ce l’aspettavamo. La situazione per gli operatori culturali  e per la città stessa va affrontata con un piano di rilancio a lungo termine. E’ tempo che l’amministrazione si prenda le responsabilità assunte in campagna elettorale, non perché dovute a qualcuno, ma per la città stessa.

Com’è la situazione attuale a Milano per locali, circoli ARCI, e tutti quei luoghi dove si cerca di dare qualcosa in più alla città e alle persone che la abitano? E’ cambiato qualcosa in meglio o in peggio negli ultimi anni?

Questa amministrazione ha sicuramente fatto molto per Milano, sotto diversi aspetti, soprattutto per il sociale e per i diritti dei cittadini, ma per quanto riguarda la cultura, il commercio e il tempo libero non si è dimostrata all’altezza. I locali, i circoli e gli spazi in generale dedicati alla cultura soffrono di una situazione difficile, dove la burocrazia e i continui cambi di regolamenti frenano un reale sviluppo del settore.


Una serata "storica" della campagna elettorale di Pisapia

Due anni fa in campagna elettorale si faceva un gran parlare della questione culturale Milanese e degli spazi dedicati, dal tuo punto di vista è rimasta viva quell’attenzione da parte del Comune e delle istituzioni oppure è caduta nell’oblio delle promesse elettorali?

Oblio e confusione.

Cosa si può fare nel concreto per dare una svolta a questa situazione di stallo e di grande difficoltà?

Per due anni il settore cultura ha lavorato senza un piano preciso di rilancio, senza darsi dei tempi e senza proporre delle soluzioni che comprendevano il lavoro e le competenze di altri assessorati. Sono diversi i punti che già due anni fa furono sottoscritti in campagna elettorale: dallo sportello unico dello spettacolo, alla semplificazione e digitalizzazione della burocrazia, dalla messa a disposizione degli spazi in disuso ai bandi dedicati per incentivare le ristrutturazioni e le assunzioni.

Nell’ambiente si fa un gran parlare di questo “sportello unico per gli spettacoli” ma nella pratica cosa sarebbe, e cosa cambierebbe nella gestione di tutte le questioni legate a permessi e procedure burocratiche in cui siete rimasti  bloccati?

Lo sportello unico per lo spettacolo darebbe prima di tutto la sensazione agli operatori di essere presi sul serio. Poi semplificherebbe l’iter rispetto agli 11 uffici da affrontare attualmente per una pratica di pubblico spettacolo. Lo strumento poi deve essere pensato per dare supporto ed incentivi, con informazioni e con tempi molto più brevi di quelli odierni.

Secondo te è complicato da attuare, anche a livello finanziario, oppure è una cosa per la quale basta solo una piccola riorganizzazione degli uffici preposti, per semplificare l’attuale iter?

Nulla è semplice, il problema è che non è stato fatto nulla in due anni e l’idea che si sta diffondendo è che non sappiano neanche da dove iniziare.

A fine 2011 e inizio 2012 si era creato un gran polverone attorno alle attività artistiche di strada e alla loro regolamentazione. In pochissimo tempo si è arrivati a una proposta di iniziativa consigliare e a una soluzione semplice, intelligente e libera da carte bollate e uffici comunali, aprendo un portale dedicato e permettendo di prenotare gli spazi via internet.
Per assurdo è diventato più semplice avere un permesso per suonare in strada che per suonare in un locale. Secondo te per quale motivo non c’è stata la stessa attenzione e velocità nel risolvere i problemi legati alle attività artistiche al chiuso?

Secondo me si tratta di assoluta mancanza di conoscenza delle problematiche e delle possibili soluzioni, oltre che ad una mancanza di coraggio, che era lecito aspettarsi da un’amministrazione di sinistra.

Non si potrebbe arrivare a una soluzione simile anche per i locali? (Con le dovute proporzioni visto che ai locali al chiuso è legata anche un rigida regolamentazione su molti aspetti fra cui la sicurezza e le norme sanitarie)

SI, certo.

Dopo gli incontri in campagna elettorale, avete richiesto altri incontri insieme con l’assessorato preposto ed eventualmente il sindaco per arrivare a una soluzione rapida?
Ce ne sono in programma altri, oppure volete chiederne?

Il tempo degli incontri e delle tavole rotonde ritengo sia finito. Ora c’è da procedere . Gli amministratori devono prendere provvedimenti e avere coraggio. I punti ci sono. Le proposte sono state ben articolate, ora non bisogna più perdere tempo.

Cosa pensi della situazione difficile in cui si trovano oggi la cultura e la musica in Italia? Istituzioni e privati tagliano fondi, molte realtà chiudono. Anche e soprattutto a Milano negli ultimi anni si è assistito a una strage di locali, teatri, cinema, quale sarebbe secondo te la direzione giusta da prendere?

Basterebbe guardare cosa fanno gli altri stati europei. Non bisogna inventarsi nulla.

 Nelle istituzioni ma anche fra i cittadini, c’è molta gente che pensa: “In questo momento ci sono altri problemi più importanti rispetto alla cultura e alla musica, il Comune non ha i soldi per riparare le strade, la gente non ha i soldi per mangiare (ecc...), non è il caso di perdere tempo e spendere soldi con i concerti e la cultura”.
Da operatore del settore cosa rispondi a chi la pensa così?

Che non bisogna spendere soldi, ma bisogna lavorare perché il settore abbia terreno fertile. Sono sempre stato contrario alle amministrazioni che spendono nei grandi eventi, ma sostengo che gli investimenti nella cultura, in termini di start up e spazi, ritornino triplicati alle amministrazioni stesse.  E’ vero ci sono urgenze peggiori e sempre ce ne saranno, ma la cultura può generare lavoro, attivare il turismo, aumentare il proprio indotto e avere benefici incredibili sul sociale e anche sulla sicurezza. Più la città risulta viva, più risulta sicura.




Hai scritto un libro che si intitola “Un concerto da manuale”, un vero e proprio manuale di istruzioni e consigli per organizzare concerti.
Dato che questo blog ha avuto il suo più grande picco di popolarità con un articolo provocatorio, scritto dal punto di vista delle band, dedicato ai gestori di piccoli locali che si improvvisano organizzatori di concerti, hai qualche breve consiglio da dare estratto dal tuo libro?
Dal tuo punto di vista di gestore e hai anche qualcosa da dare a quelli che si improvvisano musicisti e band? Dove si può trovare il tuo libro?

Ai musicisti consiglio di suonare, suonare e suonare. Di non pensare al booking, alla comunicazione allo staff o al management come priorità ma come accessori della propria carriera, una volta che le proprie performance risultano incredibili. Pochissimi artisti fanno il salto e l’unico modo per farlo è quello di fare buona musica, sia in termini di esecuzione che di composizione.
Il libro si trova nelle librerie su richiesta oppure direttamente sul sito di NdA editore (http://www.ndanet.it/un-concerto-da-manuale.html)


Grazie, e speriamo che gli eventi di Santeria riprendano in brevissimo tempo.  

Grazie a te.

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