6 dicembre 2012


Settimane fa...

Mio fratello: "Oh, a dicembre ci sono i Jim Jones Revue al Magnolia, si va!"

Io: "Eh chi cazzo sono?".

Mio fratello: "Ma come non li conosci? sono questi qua!".

Io: "Non li avevo mai sentiti".

Poi il nulla fino a ieri quando becco per caso l'evento su Facebook:

Io: "Oh ma 'sti Jim Jones stasera? Si va?".

Mio fratello: "Ah sono stasera? Si va!".

Questo giusto per farvi capire lo spirito con cui si è andati a questo concerto. Un mercoledì sera, nessun impegno, un probabile bel concerto a un prezzo onesto, perché stare a a casa?

Mai scelta fu più azzeccata.
I Jim Jones Revue sono una band incredibile.




Dal punto di vista musicale, non sono il massimo dell'originalità, ma credo non gliene freghi un cazzo dell'originalità. A loro interessa fare del rock n' roll, sudato, sporco, cattivo, bastardo, inglese, stiloso, ruvido... semplicemente del fottuto rock n' roll.

E lo fanno bene. Lo fanno così bene, che ormai le band con "quella roba lì" si contano sulle dita di una mano, e loro sono il dito medio (l'indice sono i The Kills).

Loro "quella roba lì" ce l'hanno nel sangue , non hanno bisogno di recitare, le movenze, lo stile, il modo di vestire, fanno parte di una storia di cui loro sono parte integrante, sono fra gli ultimi rappresentanti di un'attitudine che ormai è più rara dei bidet in inghilterra.

A tutti i gruppi che pensano che basti mettere un chiodo, pantaloni stretti e scarpe a punta per essere rock n' roll, consiglio di andare a vedere un loro concerto, e appendere il chiodo al chiodo.

Il concerto è stato un crescendo continuo, pezzi uno dietro l'altro senza respiro, e più i pezzi incalzavano più il pubblico si scaldava, più il pubblico si scaldava e più la band cercava il contatto e  la partecipazione, più c'era partecipazione più pestavano sugli strumenti, più si davano più si sbattevano.

Sul palco era un continuo muoversi, un continuo scambiarsi il fronte del palco, fra Rupert Orton, chitarrista con uno stile inarrivabile, e Jim Jones cantante con una voce raccolta da una discarica (in senso buono si intende) e capace di urlarti in faccia per tutto il concerto senza mai un attimo di tregua. Una batterista che dopo un primo periodo di riscaldamento (trovarne di batteristi che si riscaldano così), inizia a pestare sulle pelli sempre più forte fino a diventare un vero e proprio treno. Un basso distorto fino a diventare un tritacarne, e un pianista/tastierista che credo cambi i tasti delle tastiere con la stessa frequenza con cui un batterista cambia le bacchette. Tastiere che se non abbiamo visto male sembravano amplificate da due testate Orange! (se qualcuno avesse info più precise, lo prego di correggermi, o precisare).

Grande maestria, grande professionalità, nonostante all'apparenza sembrino degli scappati di casa che riescono a mettere insieme due accordi per miracolo, con Jim che sembra un ubriaco al pub, in realtà è tutta gente che ne sa tanto, e sa soprattutto come si sta su un palco, materia che ormai in pochi conoscono.

In fondo quello che fanno è un garage rock che affonda le radici negli anni 50, con una forte componente blues, pezzi che possono rimandare, per capirci, al mondo di Johnny B good e Great Balls of Fire, passate dentro a un overdrive grosso come la turbina di un aereo.

Ma lo fanno come pochi al mondo e come se non ci fosse domani, ed è questo quello che conta.

Magari non sarà il gruppo che vi cambierà la vita, musicalmente parlando. Magari il genere non vi piacerà neanche, magari su disco possono anche non dirvi nulla di particolare, ma dal vivo sono una di quelle band che VA VISTA. E se non riusciranno a smuovervi durante il loro concerto, probabilmente siete come Bernie.

Quindi grazie al Magnolia, grazie Hard-staff, grazie al fratello e grazie al rock n' roll per questo mercoledì da leoni.

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