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6 giugno 2013


Con un annuncio sul loro blog,  i Fine Before You Came tornano a sorpresa e all'improvviso, in perfetto stile Radiohead, con un nuovo disco dal titolo "Come fare a non tornare".
Un nuovo capitolo della loro storia che ha avuto una genesi particolare...


Fine Before You Came - Come fare a non tornare




































Questo è il loro annuncio che spiega meglio di qualsiasi altro commento com'è nato:

"la scorsa estate abbiam fatto l’ultima data a luglio. il 21. poi basta. zero concerti. una manciata di prove. una valanga di menate. ci siamo mancati. allora a un certo punto siamo andati a pranzo fuori e abbiam detto facciamolo, fissiamo lo studio, senza avere niente di niente in mano. tra tre mesi. ce la facciamo. non ce la faremo mai. certo che ce la facciamo. sì. no. sì.
non era mica una sfida. non c’era da dimostrare niente a nessuno. eran successe così tante cose a ognuno di noi che sentivamo il bisogno di fissarle da qualche parte.
a milano, nello studio in cui proviamo da anni, con il nostro amico alessandro e il solito febio che ci porta i canestrelli ed è l’orecchio esterno di cui ci fidiamo di più.
mai come questa volta abbiamo sentito il bisogno di fare questo disco tutti insieme, concentratissimi, determinatissimi, pazientissimi.
col senno di poi è difficile dire cosa sia successo realmente. fatto sta che a fine maggio ci siam ritrovati con questi 5 pezzi che non potevano essere 4 e non potevano essere 6 e tutti insieme sono il nostro disco nuovo. e adesso ad ascoltarlo pare anche a noi di sentirli per la prima volta. ed è strano. ma dà anche una soddisfazione abbastanza enorme.
ecco, se vi va di scaricarlo e ascoltarlo è qui.
noi, comunque, siamo contenti."




Non c'è bisogno di aggiungere altro, se non che se vi va di comprarlo lo trovate qui.

Rimaniamo in attesa speranzosi di vedere prossimamente l'annuncio di una nuova serie di date. 


3 aprile 2013




"II". Il secondo capitolo della seconda vita dei Blackmail.
Il titolo era forse una scelta obbligata per loro e come capita spesso, i dischi senza titolo o con un semplice numero sono considerati quelli più significativi per la storia di una band (a parte l'insignificante avocado dei PJ).
Così questo II segna definitivamente la rinascita della band. "Anima Now!", il primo disco dopo tre anni di pausa e dopo la dipartita del loro cantante poteva sembrare una scommessa, resa ancora più difficile dalla nascita della loro casa discografica (per la quale sono usciti gli ultimi due dischi).
"II" invece ci dice che la scommessa è stata vinta e nonostante i 20 anni che la band si porta sulle spalle, la voglia di fare musica e di farla al meglio non manca e non c'è il minimo accenno di affaticamento o di declino.
Anzi. Il nuovo disco dei Blackmail suona più che mai fresco, agile, scattante. Ma allo stesso tempo è solido e ben caratterizzato. 

Il sound ha subito un bel lifting, molto più tagliente e pulito rispetto alle produzioni passate, ma senza perdere le distorisioni e la abrasività che li hanno sempre caratterizzati. Si sono definitivamente levati di dosso gli echi degli anni '90 e e primi '00 e hanno messo tutti e due i piedi in una nuova era.
Mathias Reetz, il nuovo cantante si è inserito molto bene nel tessuto musicale dei Blackmail e anche la sua voce rispetto a quella di Aydo Abay (che spesso assomigliava un po' troppo a quella di Brian Molko) risulta più tagliente, "moderna", in alcuni tratti vicina ai My Vitriol o ai Billy Talent, con linee esplosive e precise.

Questo "nuovo corso" si annusa da subito nel primo singolo tratto dall'album: "The Rush". 

Qui le chitarre sono in primo piano con una distorsione leggera, ma tagliente e precisa e un giro che già da solo fa saltare. La voce di Mathias, molto melodica sulla strofa esplode nel ritornello sostenuta da accordoni dritti.




In "Shine" la componente "My Vitriol" è lampante, e ci regala uno dei migliori pezzi del disco e forse quello che più rappresenta i Blackmail oggi. Anche qui le chitarre sono predominanti, il tempo per tutto il pezzo è dispari ma  risulta lineare e regala molto tiro alla canzone. In mezzo, uno special strumentale veramente azzeccato diviso fra una prima parte  molto particolare e un assolo semplice ma molto funzionale al pezzo.

Anche quando tirano il freno non perdono colpi, "Day of Doom" è una ballad veramente intensa, che potrebbe entrare tranquillamente nel debut album della prossima"next big thing" inglese, con un finale in crescendo quasi post rock.
Il rovescio della medaglia di "Day of Doom" è "Palms", un pezzo tiratissimo, dove si sconfina nello stoner e le chitarre si fanno veramente cattive. 
Unica macchia nel disco è "La Futura" una pezzo da poco più di un minuto piazzato a metà del disco che uccide letteralmente lo scorrere dell'album. Potevano farne a meno oppure se proprio era indispensabile potevano metterlo verso la fine. 




A parte questo piccolo intoppo, i Blackmail ci regalano un disco molto ben costruito che convince su tutti i fronti. Come è accaduto per i Placebo, la sostituzione di un componente ha regalato nuova linfa alla band, ha aiutato a rinnovare il sound e a portare freschezza nelle loro canzoni. 
"II" è un ottimo disco che ci regala una band rinata sotto tutti i punti di vista e che vale la pena ascoltare con tutta la curiosità che di solito accompagna un debut album, nonostante questo sia il loro ottavo disco.

Se siete curiosi di sentire di cosa sono capaci, e di toccare con mano questo nuovo corso della band di Koblenz, stasera suoneranno al Lo-Fi di Milano insieme ai Waines.

Qui trovi il live report del concerto al Lo-fi di Milano.

28 gennaio 2013




Oggi a Milano ha nevicato.

Mi è capitato per le mani Old World Romance di Sea Wolf, e non potevo trovare una colonna sonora migliore per un lunedì imbiancato, mentre stai andando al lavoro e i fiocchi si stendono sulla strada davanti ai tuoi piedi.

O forse ancora meglio sarebbe per una domenica innevata.

Quando sei chiuso in casa e hai evidentemente bisogno di recuperare del sonno arretrato.

Questo disco sa di casa. Sa di un posto sicuro in cui puoi esprimere liberamente la tua passione e le tue idee.

Si sente nei suoni, nella pacatezza della voce, nell'uso della batteria che sembra quasi buttata lì a caso (o magari è stata buttata a caso davvero e ha funzionato). Ha quel sound fatto di idee fresche e sincere, non strutturate, non iper prodotte, che ti dice "questo è quello che sono e va bene così".

In questa sua dimensione mi ricorda i Pinback, da una parte un po' low-fi e grezzo, dall'altra invece molto curato, ispirato e arrangiato alla perfezione.

In realtà non c'entra quasi nulla con i Pinback, anche se in "Changing Seasons" "Miracle Cure" "In Nothing", i pezzi  più rock di tutto il disco, la ritmica e le chitarre nelle strofe rimanda ai loro lavori.

Qui siamo più sul cantautorato indieIndie nel suo significato primario, non il quasi dispregiativo che è diventato oggi. O se vogliamo usare una connotazione più di moda in questo periodo, parlerei di indie-folk, anche se guardando bene fra le pieghe, ha più influenze rock che folk.

La cosa che mi stupisce è come si riesca a rendere perfettamente quell'idea di "casalingo" che oggi è molto difficile sentire in un disco, spesso slavata via da produzioni ultra ripulite. Sembra quasi una produzione di fine anni '90 inizio '00, ma nonostante rimandi a quel periodo, nello stesso tempo il disco ha i piedi ben piantati nei nostri giorni.

Non serve che mi metta a descrivere pezzo per pezzo: questo è un disco sincero, scalda, ispira e apre la mente. Bisogna ascoltarlo e scoprire se anche a voi darà le stesse sensazioni.

Quindi mettetevi sul divano e schiacciate playd.