30 maggio 2011


Benvenuti.



E' di poco fa la notizia che De Magistris e Pisapia sono rispettivamente il nuovo sindaco di Napoli e di Milano, sull'onda di questo evento ho deciso di tornare a scrivere su un blog.

So che non è un grande esempio di giornalismo, ma mi sento un po' come Emilio Fede che appare all'improvviso sui teleschermi con Studio Aperto all'inizio della guerra del golfo.  Siccome l'evento che mi ha spinto a scrivere non è così tragico (dipende poi dai punti di vista...) e credo di essere molto più imparziale di Emilio, spero di non portare la stessa sfiga che ha portato lui, perché dal momento in cui lui è apparso su Italia Uno, l'Italia è andata in picchiata. Anzi, spero nel mio piccolo di sortire l'effetto contrario.

Per evidenti ragioni geografiche non ho vissuto la campagna elettorale di Napoli, invece ho cercato di seguire il più possibile da vicino la campagna del centro-sinistra a Milano, complice la discesa in campo di un Artista con la A maiuscola L'architetto Mangoni.

In queste settimane a Milano, ho assistito a qualcosa che non ha precedenti nella mia memoria di 30enne.

10.000 persone in Piazza Duca D'Aosta per Milano Libera Tutti, 30/40.000 persone in Piazza del Duomo con Roberto Vecchioni sul palco per la fine della campagna del primo turno, e 70.000 persone per la fine della campagna del ballottaggio sotto il diluvio. Una crescita esponenziale di numeri, di partecipazione, di coinvolgimento. Milano non è (almeno ultimamente) una città avvezza ai movimenti di piazza, per questo motivo i numeri qui sopra sarebbero stati fantascienza fino a qualche settimana fa.

Un evento atmosferico premonitore. Il sole che tramonta illumina la facciata del duomo e insieme al diluvio che si sta abbattendo sulla piazza crea un arcobaleno che incornicia la festa di chiusura della campagna del ballottaggio per Pisapia
.

Ecco, io non credo che questo sia stato tutto merito di Pisapia in quanto persona dal grande carisma. Io credo che  ci sia qualcosa di molto più profondo in questa mobilitazione, una voglia di cambiamento, di novità, di vivere, che era già dentro alle persone e aspettava solo il momento giusto di esplodere.  Il merito del candidato sindaco è stato quello di sentire questo movimento e di lasciarlo sfogare senza imporsi, cercando di incanalarlo nella giusta direzione senza mettersi di traverso, come invece ha fatto l'altra parte politica.

Voglio dedicare una piccola parentesi all'"altra parte politica".

L'atteggiamento è stato quello di chi sa che sta affondando e vuole portarsi tutti i suoi bagagli sulla scialuppa; dell'animale che sa di essere in trappola e sferra l'ultimo inutile morso; di chi non ha capito che Milano è una città strettamente collegata con il mondo, dove ci sono migliaia di stranieri che non sono solo turisti, ma che lavorano, vivono la città, portano la loro visione delle cose dall'esterno, scambiano idee, progetti, punti di vista. Dove tutti o quasi usano internet per informarsi, dove nonostante i tentativi di chiudere tutti i centri di aggregazione, le idee nei sotterranei circolano a una velocità che non è decifrabile dai vecchi bolliti della politica italiana. Si è visto uno spettacolo penoso, per contenuti, modi, pieno di scorrettezze, di vecchi ritornelli abusati, di grandi figure di merda (soprattutto con i giovani, vedi il caso "Sucate", i "mi piace" automatici alla pagina della Moratti e infine il caso Gigi D'Alessio) , di dimostrazioni di incompetenza, mancanza di strategia che quasi mi ha fatto pena.

A Milano la politica e in particolare il centro-destra ha fatto un frontale con il mondo che sta cambiando, con la modernità.

Tornando a Giuliano Pisapia, c'è un antefatto che secondo me ha contribuito più di ogni altra cosa a spingere questo vento del cambiamento.

L'antefatto è datato 19 febbraio 2011.

Quel giorno, quella sera, un certo professore di nome Roberto Vecchioni vinceva il festival di Sanremo con "Chiamami ancora amore". Già le sere precedenti  ho sentito la risonanza di questa canzone nelle persone, la capacità di colpire il cuore, di smuovere qualcosa dentro. Quando poi ha vinto ed è stata consacrata sia dagli artisti in gara, giovani e meno giovani,  dal pubblico, dai critici, ho pensato:

"Qui qualcuno ha sottovalutato il potere di questa canzone, delle sue parole, della sua impetuosità. Se Vecchioni ha vinto il Festival con questa canzone allora le cose possono veramente cambiare in Italia".

Dal giorno della vittoria, "Chiamami ancora amore" si è espansa nelle radio, nelle televisioni, nelle case, negli uffici, dappertutto.  E dappertutto ha portato il suo profondo e stupendo messaggio. Non poteva passare inosservato, perché il sentimento, la rabbia che mette Vecchioni nel cantare i suoi versi e la sincera semplicità, la poesia delle sue parole, è qualcosa che nessuno in Italia riesce ad esprimere in maniera così efficace e sincera, ed è qualcosa che non può lasciare indifferenti, anche se non piace, anche se si ascolta distrattamente, se si canticchia, qualcosa entra lo stesso e rimane lì a crescere piano piano.

Ora non credo sia stato un caso che Vecchioni abbia sostenuto  Pisapia e De Magistris e abbia cantato quella canzone nelle piazze insieme a tutta quella gente, e vi assicuro che sentire quella canzone e "Sogna Ragazzo Sogna" in Piazza Duomo insieme a tutta quella gente che era lì per portare il vento del cambiamento è stata un'emozione molto intensa che non credo di aver sentito solo io.

Per cui la vera notizia, il vero evento da ricordare in queste elezioni amministrative del 2011, è che la musica può ancora cambiare il mondo.

"Perché questa maledetta notte dovrà pur finire".