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26 settembre 2022

 


C'è un momento preciso in cui è iniziata la disfatta del PD in queste elezioni ed è stata la prima volta in cui a Propaganda Live si è vista la gag del vaso degli esteri. 

So che sembra assurdo detto così, ma fino a quel momento Letta era solamente uno stimato direttore di una scuola di scienze politiche francese, un ex politico ormai fuori dai giochi (e lui stesso lo ha ribadito diverse volte) che nessuno avrebbe mai immaginato di nuovo alla guida del PD.




Grazie a quella gag però, e alle successive ospitate, il pubblico e gli elettori di sinistra riscoprono una brava persona e un buon osservatore politico, una figura rassicurante che in un momento di grande incertezza (durante il secondo infinito inverno di pandemia) colpisce per la sua pacatezza e sincerità. 

Nel frattempo inizia a montare lentamente la crisi del PD di Zingaretti, probabilmente la guida più debole e confusa della sua storia, in totale sudditanza e appiattimento sul M5S (come dimenticare le celebri frasi "Avanti con Conte" e "Conte punto di riferimento dei progressisti").

Così un partito in totale annaspo, ostaggio delle proprie correnti e in totale assenza di una linea da seguire, invece di avviare un'opera di ricostruzione, invece di indire primarie vere e aperte a tutti (unico modo a mio avviso di alimentare nuova linfa), si affida al volto familiare, che possa garantire alla sua classe dirigente un futuro di sopravvivenza senza troppi scossoni, in vista del prossimo appuntamento elettorale.

Essere una brava persona però non vuol dire essere un bravo leader, a maggior ragione quando il presunto leader in questione aveva già dimostrato di non essere la persona più adatta a ricoprire quel ruolo. 

Fin da subito la volontà di Letta è quella di riportare il PD a sinistra, ma lo fa in modo piuttosto maldestro e populista, con la volontà di piantare bandierine e far vedere che il PD "c'è" ma poca capacità (o volontà?) di scegliere il momento e il modo adatto. Lo ius soli/scholae sbandierato a fine legislatura e in piena guerra, il DDL Zan fatto naufragare in modo grottesco dando la colpa a Renzi quando era chiaro che il solo Renzi non bastava ad affossarlo ed era forse il caso di guardare internamente e fare un po' di pulizia, e tante altre piccole operazioni "simpatia", fatte più che altro per sfatare il mito del PD partito della ZTL, che per volontà politica.

Gli errori poi si moltiplicano dopo la caduta di Draghi, innanzi tutto con la pessima gestione delle alleanze, ma anche con la pessima gestione delle candidature, e qui ritorna l'intreccio con Propaganda Live. 

Le candidature più in vista di Letta sono più che altro figurine buone per twitter e per le trasmissioni di La7, tant'è che mettendo in fila alcuni nomi sembra di ripercorrere le ospitate o le carrellate di tweet di Diego Bianchi & Co: Cottarelli, Ilaria Cucchi, Civati, Soumahoro, e poi Lopalco e altri. Molte sono persone che stimo (sono molto contento che sia stata eletta la Cucchi), di grande caratura morale, ma molti di loro che radicamento hanno sul territorio a livello politico? Da un lato sembra la solita sinistra autoreferenziale che guarda dentro la sua bolla, ma dall'altro può essere anche una linea politica coerente: candido gente con cui la sinistra si identifica. Poi però ci si ritrova nell'uninominale gente come Casini, Spadafora, Di Maio, Azzolina. Che senso ha? Soprattutto quando si lascia a casa persone come Giuditta Pini, a mio parere una delle migliori di sempre in casa PD e con un fortissimo radicamento sul territorio?

In un elettore più o meno attento come credo di essere io già crea confusione, mi immagino lo scoramento fra i meno appassionati che si ritrovano sulla scheda sopra al simbolo del PD Lucia Azzolina, miss banchi a rotelle.

Questo è stato il primo grande errore, il secondo invece, forse ancora più grande, è un errore di presunzione e ingenuità allo stesso tempo, che arriva prima della campagna elettorale e risponde al nome di Di Maio.

La presunzione di Letta è stata quella di pensare di poter battere il M5S con un accordo "di palazzo" invece che alle urne. Nessun complotto sia chiaro, semplicemente è ormai sotto gli occhi di tutti che il tentativo di Di Maio di spaccare il Movimento nasce in contemporanea con un accordo con il PD e la garanzia di un posto in Parlamento per lui e tutti gli esponenti di spicco che con lui hanno lasciato. Basta guardare le candidature all'uninominale citate sopra. L'ingenuità invece è stata quella di sperare di aprire una breccia nella propaganda interna del M5S, che fin dalle prime avvisaglie di rottura ha fatto partire le cannonate contro Di Maio, dipinto come traditore, venduto, poltronaro e chi più ne ha più ne metta. 

L'operazione Di Maio è stata un gigantesco boomerang che ha fruttato la bellezza di uno zero virgola alle urne, non ha fatto altro che ricompattare il movimento e i suoi elettori, ha tolto ogni elemento di instabilità e lanciato definitivamente Conte come leader assoluto. Oltre ad aver fatto perdere un po' la faccia al PD.


Letta ora lascia un PD che ha fatto pochissimi passi avanti, con un risultato deludente e un'aria di tempesta interna che è più o meno la stessa che si respirava mentre Zingaretti dava le dimissioni. Un anno in cui poteva avviarsi un vero processo di rifondazione, con un risultato elettorale che probabilmente non sarebbe cambiato molto, ma con prospettive diametralmente opposte a questo senso di resa incondizionata alla destra che si respira oggi.

2 settembre 2022

Dalla composizione dei collegi del Senato, facendo il confronto con quelli della Camera, si capisce bene che grazie alla riforma dei 5S molti elettori non avranno un vero rappresentante per il loro territorio al Senato, ma in pochissimi se ne rendono conto.

La Lombardia per esempio passa da 5 a 3 collegi, che vuol dire meno persone che dovranno rappresentare un territorio più vasto. A farne le spese saranno i piccoli comuni e i centri più isolati, perché dovendo scegliere, gli eletti dovranno difendere le istanze dei territori a densità maggiore, sia egoisticamente per interesse elettorale, sia perché è più semplice portare all'attenzione delle commissioni esigenze che arrivano da un maggior numero di persone. Ma il danno maggiore è nelle zone a bassa densità abitativa, concentrate soprattutto al Sud, che conterà ancora meno in Parlamento.

In questo articolo di Pagella Politica si vede come diminuirà la rappresentanza delle regioni del Centro-Sud dopo le prossime elezioni. 

Quello di cui forse non ci si rende conto è che la prossima composizione del Parlamento in futuro creerà ancora più divisioni nel Paese fra chi abita nei grandi centri e chi in provincia, chi abita al Nord e chi al Centro-Sud. Sarà ancora più facile alimentare il populismo e l'invidia sociale nei piccoli centri, sarà ancora più facile alimentare il malcontento di territori che probabilmente verranno dimenticati quando ci sarà da legiferare, distribuire sussidi e sostegni e fare politiche di crescita.
A pensar male verrebbe da dire che il movimento che ha fondato la sua ascesa sul populismo e sull'odio per la politica, abbia voluto alimentare il suo (ex?) principale bacino elettorale con l'isolamento istituzionale, per poi in una fase successiva ergersi a difensore della rappresentanza tradita, contando sulla memoria a brevissimo termine dell'elettore medio.
Oppure è solo un letale mix di ignoranza e ideologia.

24 marzo 2018



- Il giorno precedente all'elezioni dei presidenti delle Camere, i media si affrettavano a dare la coalizione di centro-destra per finita e Silvio Berlusconi ormai archiviato, in favore di una leadership rafforzata di Salvini.

- Quest'ultimo dopo una prima fase di stallo nelle votazioni esce all'improvviso con la "Mossa Mattarella", ovvero tira fuori dal cilindro una votazione in blocco per la Bernini, che nessuno si aspetta, esattamente come fece Renzi con Mattarella durante l'elezione del Presidente della Repubblica.

- La Bernini è stata considerata frettolosamente lo scacco matto a Berlusconi che, fino a quel momento e oltre ha continuato a proporre Romani come presidente del Senato.

- Tuttavia la faccenda è stata sempre trattata dal punto di vista dei vincitori delle elezioni, Di Maio e Salvini, facendoci credere che fossero loro a dare le carte.

- Nel giorno delle elezioni dei presidenti però, Di Maio si affretta a dire che Fraccaro in realtà non era la loro prima scelta ma solo un bluff per poi far eleggere Fico, quasi a voler forzare una lettura favorevole per loro.

Se invece il bluff  l'avesse fatto il vecchio Silvio?
Proviamo a guardare tutta la faccenda dal suo punto di vista.

- Tutti sanno che i 5 stelle non accetterebbero mai di votare un condannato a presidente del Senato (o della Camera) e Berlusconi invece cosa fa? Propone esattamente un condannato (per peculato): Paolo Romani.

- Così facendo costringe i cinque stelle a giocare in difesa, partendo già con una mossa da scacco matto. Il Movimento non può accettarlo, altrimenti andrebbe contro a ogni suo dogma, ma in questo modo è costretto a scendere a patti con il diavolo in persona.

- L'accordo presto è fatto ma non è così semplice come Di Maio vuol farlo sembrare.

- Fraccaro è un fedelissimo del capo dei 5 stelle, difficile pensare che Di Maio preferisse Fico a lui.

- Da tempo il nuovo presidente della Camera è l'elemento destabilizzante del Movimento, è uno dei pochi che pensa con la sua testa e si permette di contraddire i vertici e la sua rivalità con Di Maio fatica a rimanere sotto traccia. La sua esclusione dalle candidature per l'elezione del possibile premier per i 5 Stelle è stata emblematica.

- Berlusconi ha vissuto un'esperienza simile nel suo passato: Gianfranco Fini, uomo forte dell'antica coalizione di centro destra, da Presidente della Camera ha consumato lo strappo finale con Silvio, proprio per l'impegno e l'imparzialità con cui ha svolto il suo compito.

- Costringendo i 5 stelle a porre condizioni sulla candidatura del presidente del Senato, si è messo nella posizione di poter fare lo stesso per la Camera.

- Se nella notte di venerdì tutti davano la coalizione di centrodestra definitivamente archiviata e Silvio definitvamente battuto da Salvini, il risveglio di sabato ci ha presentato una situazione totalmente ribaltata.

- La coalizione di centro destra è ancora in piedi e Silvio ha piazzato come presidente del Senato una delle sue donne più fedeli: Maria Elisabetta Alberti Casellati.

- Contemporaneamente ha costretto i 5 stelle a mettere come presidente della Camera uno dei meno allineati alla legge di Casaleggio: Roberto Fico.

-L'esperienza con Fini gli ha insegnato che proprio quel ruolo alla lunga potrebbe essere il punto di rottura definitivo di Fico con i 5 stelle, che perderebbero uno degli uomini più importanti e autorevoli del Movimento.

Ancora una volta forse, il Berlusconi dato per morto troppo presto è riuscito a ribaltare la situazione a suo favore e forse gli unici veri sconfitti di tutta questa storia sono proprio Di Maio e Salvini. Soprattutto quest'ultimo tentando il grande strappo, forse ha fatto il passo più lungo della gamba.


2 marzo 2018



Domenica si gioca una partita importante, che determinerà il destino dell'Italia: definitivamente fuori dalla crisi o, probabilmente, una brusca frenata se non addirittura un'inversione a U.
Un aspetto della partita che mi tocca da vicino è quello della Lombardia, ed è da qui che vorrei iniziare.
Milano sta vivendo un periodo di rinnovamento, che dura ormai da anni. Anni in cui si è imposta a livello europeo e mondiale, come città culturale, attrattiva, dinamica e pronta ad accogliere sia studenti che lavoratori e aziende. In questo momento storico, in cui la Brexit toglierà inevitabilmente a Londra la maglia di città leader in Europa, Milano ha un'occasione imperdibile per poter attirare i capitali che emigreranno dalla City, per diventare a sua volta una piccola, grande "city".
Questo è stato possibile grazie a 15 anni di governo lungimirante, che ha guardato al futuro, che ha progettato, che ha immaginato e ha avuto un'idea di città e si è mosso in quella direzione. Moratti (senza la quale non avremmo avuto Expo e Area C), Pisapia che ha impostato le linee guida e ha rinnovato Milano dalle fondamenta e Sala.
Quest'ultimo è quello che ha dato l'accelerazione finale, trasformando Milano in una locomotiva, cogliendo occasioni impensabili fino a qualche anno fa, come EMA (anche se poi è andata come andata). Come dicevo in un precedente post: "Un Sindaco che oltre ad avere avuto esperienze nell'amministrazione pubblica, è stato vicino al mondo corporate e alle aziende. Una persona che ha vissuto nelle stanze dove si prendono decisioni che muovono capitali, che sa come si spostano e sa come cogliere le occasioni per portarli a Milano, insieme ai tanti posti di lavoro che inevitabilmente prendono vita da questi capitali. Una cosa di cui Milano ha bisogno come l'aria per affermare la sua leadership in Europa".
In questo momento la Lombardia ha bisogno di trasferire la spinta di Milano su tutta la regione e per farlo ha bisogno di una persona che abbia un'esperienza simile a quella di Sala. Una persona che sappia parlare la lingua delle aziende che vogliono investire, che sappia attirare capitali, che sappia muoversi con autorevolezza, pacatezza e decisione, senza parole fuori posto e abbia esperienza nell'amministrazione pubblica.
C'è solo una persona che risponde a questo identikit ed è Giorgio Gori.

Gori è la persona giusta al momento giusto, un amministratore che ha fatto benissimo a Bergamo (è uno dei sindaci più apprezzati in Italia) e, insieme a Sala, formerebbe una squadra che lancerebbe Milano e la Lombardia verso una leadership europea e mondiale.
La scelta è fra la destra estrema e Gori, non ci sono altre possibilità, il resto per quanto possiamo stare qui a fare congetture, conta poco. 
La scelta è fra un moderato, serio, preparato, educato e quelli che scrivevano sul Pirellone "Family Day", lanciando da un palazzo istituzionale di Milano, la città dei diritti, dell'accoglienza e della solidarietà, un messaggio discriminatorio e divisivo.
La scelta è fra una persona che ha girato la Lombardia per mesi (100 tappe) per conoscere ogni angolo della regione e tutte le problematiche infrastrutturali, oltre che di gestione del welfare e di sviluppo, ascoltando le persone e stilando un programma serio e realizzabile, oppure quello che ha tappato il buco lasciato da Maroni all'ultimo momento, affermando la supremazia della razza bianca.
Credo veramente che ci sia una sola domanda da fare: avete visto il rilancio di Milano di questi anni? Avete passeggiato in centro negli ultimi mesi e avete avvertito quell'atmosfera nuova, internazionale, giovane e dinamica? Avete notato quante aziende hanno scelto Milano in questi ultimi anni, lasciando altre città e quanti posti di lavoro hanno portato? Se volete che lo stesso avvenga in Lombardia, Gori è l'unica persona che lo può fare.
Questo è un voto per cambiare, ma anche per continuare quello che è stato fatto a Milano.

Ma la partita non finisce qui. Si gioca anche a livello nazionale un match importantissimo.
In questi anni, mentre c'era chi attirava tutte le antipatie e gli attacchi su di sé, c'è stata una squadra di governo che ha lavorato silenziosamente (forse troppo), per cercare di risollevare il Paese. Calenda, Martina, Pinotti, Franceschini, Delrio, Padoan, Fedeli, sono oggettivamente e al di là delle tifoserie politiche, fra i più validi e competenti ministri che l'Italia abbia avuto negli ultimi due decenni. Uno su tutti Calenda, che ancora in questi giorni, mentre in campagna elettorale si sprecavano annunci e promesse, ha lavorato senza sosta per salvare importanti aziende e molti posti di lavoro sul territorio. Oltre al fatto che nel momento di maggior difficoltà sono stati capaci di tirare fuori un presidente del consiglio (Gentiloni), accolto con scetticismo ma che ha saputo prendere con grande responsabilità il suo compito per poi risultare uno dei migliori che si poteva avere.
Domenica non si va a votare per Renzi, Di Maio o Salvini. Domenica si va a votare per una squadra che sia in grado di scegliere le persone giuste da mettere nei posti chiave.
E, salvo qualche errore, chi ha guidato questa legislatura ha dimostrato di saper scegliere le persone giuste da mettere nei ministeri più importanti.
Non prendiamoci in giro. Non si possono fare miracoli. Abbiamo un debito che strozza qualsiasi provvedimento. L'abolizione della Fornero è pura fantascienza, anzi quella legge era stata fatta su previsioni future che non si stanno verificando, quindi, al momento è addirittura una legge che andrebbe ritoccata al rialzo. Servono persone che abbiano il polso della situazione e prendano provvedimenti misurati, sapendo benissimo che lo spazio di manovra è poco. Chi si presenta per cambiare tutto, sa benissimo che non è possibile. Chi si presenta basando tutto il suo programma sulla remota possibilità che ci venga concesso di superare il rapporto deficit/pil del 3% nella situazione in cui siamo, sa già che non farà nulla ed è già pronto a dare la colpa all'Europa per quello che non saprà fare. Chi si presenta promettendo pensioni minime a mille euro e dentista gratis, è irresponsabile.
Chi si presenta gridando "prima gli italiani", giurando sul vangelo, parlando di Frozen e ideologia gender, dicendo che espellerà 600.000 immmigrati, vive in un mondo che non esiste più. Basta andare davanti a una scuola per capirlo. I bambini che oggi vogliono discriminare saranno gli italiani di domani e questo è inevitabile, o lo accetti o mi spiace sei fuori dal mondo e non puoi governarlo.
Chi presenta una assurda squadra di governo, prima ancora di essere eletto, sta solo mistificando e svilendo il processo democratico che porta dalle elezioni alla formazione di un governo (una delle cose più belle della democrazia). Gli stessi fantaministri che, prima ancora di esserlo accettano di andare in televisione e di essere esibiti come quarti di bue in una macelleria, che serietà possono avere? Chi ha denigrato con parole durissime e offensive il governo dei professori di Monti e ora ne presenta uno inventato, fatto solo di professori che serietà può avere?
Chi vuole essere eletto senza citare l'evasione fiscale nel suo programma e la lotta al problema più grande del nostro paese, che serietà può avere?
Il marcio c'è dappertutto, nessuno è onesto per volere divino e le vicende delle liste di questi giorni ci hanno dato una prima dimostrazione. Non è sulla presunta onestà che si può valutare un candidato. Sì, loro li espellono, ma buttandoli fuori dal partito non si assumono la responsabilità di averli scelti, se porti in parlamento un ladro o un mafioso, anche se lo butti fuori dal tuo gruppo, la responsabilità della scelta è sempre tua e il ladro o il mafioso resta comunque nelle istituzioni, perché ce l'hai portato tu.
Se portassi un cane in casa vostra e cagasse sul vostro divano nuovo, cosa fareste se dopo vi dicessi: "Da questo momento il cane non è più mio, non è mia responsabilità, io vado, ciao, adesso è vostro"?

Tralasciando il confronto fra le parti, in questi cinque anni è stato avviato un progetto. Per una volta, forse, i provvedimenti sono stati fatti con un'idea in mente, con un'idea di futuro, basato sulla cultura, sui diritti, un'idea di Italia moderna ed europea. La stessa idea che ha mosso Milano in questi anni, ma molto più difficile e lenta da attuare su scala nazionale, naturalmente. I governi in questa legislatura non hanno lavorato per avere un consenso immediato e per capitalizzare il voto di domenica, sono dei governi  che hanno iniziato cercando di dare una scossa, accelerando, facendo anche alcuni errori. Poi hanno pensato ad aiutare chi quella accelerazione non poteva sostenerla, e infine hanno stabilizzato.
Ora, essendo un progetto a lungo termine, come dovrebbe essere sempre un progetto di governo, ha bisogno di una fase due, e io vorrei che quella fase due sia attuata per non rendere inutile tutto quello che è stato fatto in questi cinque anni, ed è stato fatto molto, come potete vedere qui.
Questo è un voto per continuare, ma anche per cambiare e superare la costante instabilità del nostro Paese.



16 marzo 2016





La vicenda delle candidature alle elezioni comunali romane ha del grottesco. Inizia con il no della Meloni alla candidatura a sindaco e la conseguente ricerca di un altro candidato. Individuato in Bertolaso l'unico candidato disponibile, a quel punto la Meloni dice che potrebbe candidarsi, ma senza troppa convinzione. Nel momento in cui però le viene detto di lasciar perdere (in un modo che definirei medievale), lei per ripicca annuncia la sua candidatura contro Bertolaso.
Salvini che sottoscrive l'alleanza con Silvio salvo poi cercare di sfilarsi appena viene fuori il candidato sindaco senza però dare un'alternativa. Bertolaso che ogni volta che apre bocca fa danni, sembra un candidato peggiore persino di Passera, che purtroppo è candidato a Milano altrimenti sarebbe stata la prima scelta di Berlusconi.
Primarie che vengono indette salvo poi diventare una votazione in perfetto stile russo, in cui c'è solo un candidato da votare.
Una cosa grottesca, decisamente più grottesca delle vicissitudini di Marino dimissionario e ci voleva veramente molto impegno per fare di meglio.

Berlusconi, non c'è neanche bisogno di dirlo, non riesce più a tenere unito il centro destra, ma non è una questione di capacità o di demenza senile.
Silvio in questo momento si ritrova nella situazione di un figlio che ha regalato al padre per trent'anni cravatte di ogni colore, calzini di ogni fattura, bottiglie di vino di ogni marca e annata e ora non sa più che pesci pigliare.
Oppure come Topper Harley in Hot Shots quando consegna tutti i suoi risparmi alla moglie di Carne Morta Thompson:



Il problema è che Silvio non ha più niente da offrire, si è già venduto tutto.
Non è un caso che l'unico che abbia voluto sacrificarsi al macello della candidatura per Roma sia stato Bertolaso, un Emilio Fede in borghese, ormai a libro paga di Silvio dalle note vicende del 2010 a La Maddalena, in cui l'ex capo della Protezione Civile ha recitato la parte dell'agnello.
Il potere d'acquisto di Berlusconi ormai è poca roba rispetto a qualche anno fa. Non può più permettersi di ricucire gli strappi con toppe fatte di banconote da 500 euro, massaggi, cene eleganti e poltrone varie. Ma non perché non abbia più soldi, quelli non gli mancheranno mai, il problema è che il suo potere politico ormai è ridotto ai minimi termini.
Cosa può offrire a Salvini che lui non si possa prendere da solo? Cosa può offrire alla Meloni che non si possa prendere da sola?
Il meccanismo sul quale si sono basate le sue strategie negli ultimi anni ora è inceppato e al momento non c'è modo di farlo funzionare nuovamente. È anche vero che non mi pare ci sia nessuno che muoia dalla voglia di governare una città in cui al momento sono più i problemi che i vantaggi, dove ogni movimento verrà inevitabilmente passato ai raggi X e dove in ogni angolo in cui si sbatte la testa c'è un appalto truccato, una busta nascosta sotto il tappeto e chissà cos'altro.
Ci sarà da ridere, almeno fino all'elezione del nuovo sindaco, dopodiché ci sarà da piangere.


10 giugno 2014

Se il PD fosse stato un partito comunista l'avrebbero chiamato Partito Comunista. Il PD non è comunista, se ne sono fatti una ragione anche a Livorno. Il fatto che nella città "dove è nata la sinistra e il comunismo italiano e bla bla bla" la sinistra abbia perso non vuol dire che il PD non sia di sinistra, vuol dire che il PD è un'altra sinistra, moderna e internazionale (almeno nelle intenzioni) e lontana da tutti quei cliché da centro sociale o circolo per anziani militanti. Il motivo per cui ora la sinistra vince è proprio questo. Perché per trent’anni è rimasta ancorata a un’era che non esiste più e si è sempre preoccupata di non deludere quella minoranza che la teneva attaccata a quell’idea morta. Il fatto che nella città toscana la sinistra abbia perso è solo una conferma del fatto che il PD sta andando nella direzione giusta. Comunque se a Livorno dopo 70 anni SETTANTA, si sono accorti che forse c'è anche altro non è che sia un male eh, viva la democrazia.





26 febbraio 2013




Difficile trovare un modo per iniziare un articolo che parla della situazione post-elezioni. 
Sì è già detto tutto, ma vorrei analizzare alcuni aspetti che "stanno un po' più in là" rispetto alle solite discussioni. 
Anche perché, dei risultati e della situazione in cui siamo ora, avevo già parlato a dicembre prevedendo con grande anticipo quello che sarebbe successo. Mi ero sbagliato sul risultato del 5 stelle, che pensavo leggermente inferiore (fra il 15% e il 20% al massimo) ma la sostanza non cambia, perché loro non faranno alleanze; PD e PDL per metterlo in un angolo, saranno disposti anche ad andare a braccetto.


Se vogliamo fare un passo importante è arrivato il momento di rispettare chi vota diversamente da noi, e mi riferisco soprattutto agli elettori del PD o a tutti quelli che non hanno votato Berlusconi.
E' arrivato il momento di iniziare a rispettare chi vota Berlusconi.
Ieri non era ancora finito lo spoglio che già era partita la caccia al Berluschino. 
Su Facebook e Twitter era, ed è ancora, una valanga di insulti incontrollati: "vorrei sapere chi sono quei coglioni che l'hanno votato", "Un terzo dei miei amici lo hanno votato, cancellatevi", "morite", "ignoranti teste di cazzo", "Stupidi", "serve il test di intelligenza per l'ammissione alle urne" e via a fare a gara a chi trova l'insulto più originale.

Beh, forse se riescono sempre a fregarvi, gli stupidi non sono loro...

Forse è ora di scendere dal piedistallo e smettere di credere che chi la pensa a sinistra o contro Berlusconi sia in modo assoluto nel giusto.
Bisogna smettere di insultare chi lo vota, prima di tutto per correttezza e per educazione (parola ormai arcaica), e inoltre perché in questo modo l'elettore di Berlusconi non verrà mai allo scoperto. 
Il voto è segreto e quindi ognuno è liberissimo di non dichiararlo, è inutile dire che non hanno il coraggio, che non si prendono le loro responsabilità. E' un loro sacrosanto diritto. 
Soprattutto se dichiararlo significa finire sulla gogna. 

La base di una democrazia, della civiltà, è rispettare chi la pensa diversamente.

Bell'arroganza definirsi "L'Italia Giusta", quando poi non si rispetta uno dei principi fondamentali della democrazia. 
Rispettando chi la pensa diversamente si può fare un passo avanti. Chi vota Berlusconi sarà disposto anche a uscire allo scoperto, bisogna parlare, discutere con queste persone, e capire perché lo votano. 
Solo così si comprenderanno veramente i motivi di questo consenso infinito nel tempo e nei numeri, e forse parlandoci con rispetto, confrontandosi, si può iniziare a cambiare qualcosa e si può capire dove bisogna andare a parare. Capire soprattutto dove bisogna intervenire per dare un alternativa valida a quegli elettori.
Bisogna avere il coraggio e l'umiltà di rispettare il pensiero di queste persone.

Finché gli elettori di Silvio saranno come Viet Cong nascosti nei tunnel di Cu Chi, sarà impossibile batterli.


Per quel che riguarda il Movimento 5 stelle, spero che ora si smetta di gridare a complotti, censure e di recitare la parte dei perseguitati.

Personalmente avrei preferito avere il riscontro finale dell'operato degli eletti nei vari Comuni e Regioni, prima di vederli presentati in parlamento. Avrei preferito che chi avesse già fatto un'esperienza in comune o regione fosse poi sbarcato in parlamento. Avrei preferito che personalità forti come Favia o Salsi fossero sbarcate in Parlamento per prime invece che essere trombate alla prima alzata di cresta.
Ma forse è stata una tattica ben congegnata. Facce completamente nuove che irrompano prima che si sappia se il M5S abbia concluso bene o male il suo incarico in Comuni e Regioni.

Ora avremo in parlamento e in Senato un sacco di persone che non sanno neanche che cos'è un parlamento. 

Non so se sia un bene o un male.

E' come se da un giorno all'altro mi nominassero Ceo della Gibson. Sì, suono la chitarra, qualcosa ci capisco. Ma del mercato del legno e delle materie prime non ne so nulla, delle strategie aziendali neanche, di contabilità nemmeno, della gestione del personale neppure, dei processi produttivi men che meno. 
Posso portare qualche idea fresca e lontana dal solito modo di vedere le cose, ma poi nel pratico chi gestisce l'azienda? Non è obbligatorio, ma forse è meglio partire prima da una piccola/media liuteria per capire più da vicino come si svolge il lavoro, no?

Per quelli che dicono "tanto peggio di quelli che c'erano è impossibile", dico che c'è sempre un gradino da scendere, per andare più in basso.
Spero tanto che non sia il loro caso.

Prima che gli eletti del cinque stelle capiranno come gira il fumo, probabilmente saremo già a nuove elezioni. Ma la mia non è una critica a loro, è solo un dato di fatto dettato dalla situazione.
Spero semplicemente che portino in Parlamento una nuova visione dell'Italia basata sulla realtà vissuta, e non sui racconti di statistiche, numeri e consulenze, basterebbe questo per cominciare.
Sulle votazioni di fiducia, gli accordi, commissioni parlamentari, Rai, e previsioni varie di condotta che ho sentito ieri in varie "tribune", credo sia inutile fare ogni tipo di ipotesi, perché neanche loro adesso sanno cosa faranno nello specifico. Io rimango contemporaneamente dubbioso e speranzoso e confido che la speranza sarà la parte che poi avrà ragione.

Per ora li ringrazio di cuore per averci liberato dai vari partitini e movimenti e personaggi di dubbia credibilità che hanno vessato la nostra democrazia per decenni, dettando legge in ogni sede pur non contando nulla. 
Anche se c'è chi sostiene il contrario, è lampante e inconfutabile che il voto di protesta o degli indecisi, che storicamente era intercettato da questi soggetti secondari, sia confluito tutto nel M5S. E meno male.


Infine due parole su PD e PDL.
E' innegabile che Silvio abbia fatto una campagna elettorale da oscar. Se non fosse stato fermato da problemi di salute prima del suo ultimo comizio, non so se  il PD avrebbe raggiunto l'esigua maggioranza alla Camera.
Inoltre dopo aver fatto alcune riflessioni sono certo che Crozza a Sanremo non sia stato fermato casualmente. Nulla è casuale quando si tratta di B. 
Come ho già scritto nell'articolo su Elio, c'era una claque organizzata guardacaso con esponenti del Pdl. 
Crozza sarebbe stata l'unica interferenza vera al suo tour televisivo, l'unica voce stonata nel suo canto elettorale, non sarebbe stato ininfluente. Avrebbe incrinato fortemente l'immagine di Berlusconi resa candida e vergine dell'ennesimo lifting morale e fisico che ha subito per questa campagna elettorale.

Il vero colpo di genio della sua campagna elettorale però è passato quasi sotto silenzio:

Si è ispirato all'amico Putin per assicurarsi la fedeltà della Lega, mettendo Gonzo Alfano Medvedev a fare la marionetta vestita da premier, e contemporaneamente ha preso ispirazione da Grillo per fare l'uomo immagine della campagna elettorale e far credere a tutti che fosse lui il candidato premier. Bingo.

Sulla campagna elettorale del PD, non c'è nulla da dire, perché è come sparare a un giaguaro che sta segnando il territorio.
Vorrei solo sapere di chi è stata l'idea geniale di invitare Moretti (il simbolo vivente delle manie di persecuzione da Caimano) all'ultimo comizio a parlare per l'ennesima volta degli "interessi del paese ostaggio degli interessi di un uomo solo", e di "liberare l'Italia" da Berlusconi. 
Se non se ne fosse accorto, è dal novembre 2011 che Berlusconi non è al potere.
Come se non bastasse, per finire ricorda a tutti che se l'avversario principale è sempre lui, è anche merito del PD che quando era al potere, si è "dimenticato" di fare la legge sul conflitto di interessi. 
Un colpo da maestro. Ora tutti a bussare alla porta di Palazzo Vecchio. 

Come avevo già pronosticato a dicembre, questi mesi saranno molto bui. 
Speriamo che sia rimasto un fondo di buonsenso da grattare, a cui attingere per portarci fuori da questa situazione disastrosa, che può essere anche peggio di una vittoria di Berlusconi. 

E devono ancora arrivare i risultati delle Regionali...



Vedete, c'è sempre un gradino da scendere...


(Per la cronaca, prima che qualche illuminato di sinistra mi metta alla gogna, non ho votato Berlusconi)




















30 maggio 2011


Benvenuti.



E' di poco fa la notizia che De Magistris e Pisapia sono rispettivamente il nuovo sindaco di Napoli e di Milano, sull'onda di questo evento ho deciso di tornare a scrivere su un blog.

So che non è un grande esempio di giornalismo, ma mi sento un po' come Emilio Fede che appare all'improvviso sui teleschermi con Studio Aperto all'inizio della guerra del golfo.  Siccome l'evento che mi ha spinto a scrivere non è così tragico (dipende poi dai punti di vista...) e credo di essere molto più imparziale di Emilio, spero di non portare la stessa sfiga che ha portato lui, perché dal momento in cui lui è apparso su Italia Uno, l'Italia è andata in picchiata. Anzi, spero nel mio piccolo di sortire l'effetto contrario.

Per evidenti ragioni geografiche non ho vissuto la campagna elettorale di Napoli, invece ho cercato di seguire il più possibile da vicino la campagna del centro-sinistra a Milano, complice la discesa in campo di un Artista con la A maiuscola L'architetto Mangoni.

In queste settimane a Milano, ho assistito a qualcosa che non ha precedenti nella mia memoria di 30enne.

10.000 persone in Piazza Duca D'Aosta per Milano Libera Tutti, 30/40.000 persone in Piazza del Duomo con Roberto Vecchioni sul palco per la fine della campagna del primo turno, e 70.000 persone per la fine della campagna del ballottaggio sotto il diluvio. Una crescita esponenziale di numeri, di partecipazione, di coinvolgimento. Milano non è (almeno ultimamente) una città avvezza ai movimenti di piazza, per questo motivo i numeri qui sopra sarebbero stati fantascienza fino a qualche settimana fa.

Un evento atmosferico premonitore. Il sole che tramonta illumina la facciata del duomo e insieme al diluvio che si sta abbattendo sulla piazza crea un arcobaleno che incornicia la festa di chiusura della campagna del ballottaggio per Pisapia
.

Ecco, io non credo che questo sia stato tutto merito di Pisapia in quanto persona dal grande carisma. Io credo che  ci sia qualcosa di molto più profondo in questa mobilitazione, una voglia di cambiamento, di novità, di vivere, che era già dentro alle persone e aspettava solo il momento giusto di esplodere.  Il merito del candidato sindaco è stato quello di sentire questo movimento e di lasciarlo sfogare senza imporsi, cercando di incanalarlo nella giusta direzione senza mettersi di traverso, come invece ha fatto l'altra parte politica.

Voglio dedicare una piccola parentesi all'"altra parte politica".

L'atteggiamento è stato quello di chi sa che sta affondando e vuole portarsi tutti i suoi bagagli sulla scialuppa; dell'animale che sa di essere in trappola e sferra l'ultimo inutile morso; di chi non ha capito che Milano è una città strettamente collegata con il mondo, dove ci sono migliaia di stranieri che non sono solo turisti, ma che lavorano, vivono la città, portano la loro visione delle cose dall'esterno, scambiano idee, progetti, punti di vista. Dove tutti o quasi usano internet per informarsi, dove nonostante i tentativi di chiudere tutti i centri di aggregazione, le idee nei sotterranei circolano a una velocità che non è decifrabile dai vecchi bolliti della politica italiana. Si è visto uno spettacolo penoso, per contenuti, modi, pieno di scorrettezze, di vecchi ritornelli abusati, di grandi figure di merda (soprattutto con i giovani, vedi il caso "Sucate", i "mi piace" automatici alla pagina della Moratti e infine il caso Gigi D'Alessio) , di dimostrazioni di incompetenza, mancanza di strategia che quasi mi ha fatto pena.

A Milano la politica e in particolare il centro-destra ha fatto un frontale con il mondo che sta cambiando, con la modernità.

Tornando a Giuliano Pisapia, c'è un antefatto che secondo me ha contribuito più di ogni altra cosa a spingere questo vento del cambiamento.

L'antefatto è datato 19 febbraio 2011.

Quel giorno, quella sera, un certo professore di nome Roberto Vecchioni vinceva il festival di Sanremo con "Chiamami ancora amore". Già le sere precedenti  ho sentito la risonanza di questa canzone nelle persone, la capacità di colpire il cuore, di smuovere qualcosa dentro. Quando poi ha vinto ed è stata consacrata sia dagli artisti in gara, giovani e meno giovani,  dal pubblico, dai critici, ho pensato:

"Qui qualcuno ha sottovalutato il potere di questa canzone, delle sue parole, della sua impetuosità. Se Vecchioni ha vinto il Festival con questa canzone allora le cose possono veramente cambiare in Italia".

Dal giorno della vittoria, "Chiamami ancora amore" si è espansa nelle radio, nelle televisioni, nelle case, negli uffici, dappertutto.  E dappertutto ha portato il suo profondo e stupendo messaggio. Non poteva passare inosservato, perché il sentimento, la rabbia che mette Vecchioni nel cantare i suoi versi e la sincera semplicità, la poesia delle sue parole, è qualcosa che nessuno in Italia riesce ad esprimere in maniera così efficace e sincera, ed è qualcosa che non può lasciare indifferenti, anche se non piace, anche se si ascolta distrattamente, se si canticchia, qualcosa entra lo stesso e rimane lì a crescere piano piano.

Ora non credo sia stato un caso che Vecchioni abbia sostenuto  Pisapia e De Magistris e abbia cantato quella canzone nelle piazze insieme a tutta quella gente, e vi assicuro che sentire quella canzone e "Sogna Ragazzo Sogna" in Piazza Duomo insieme a tutta quella gente che era lì per portare il vento del cambiamento è stata un'emozione molto intensa che non credo di aver sentito solo io.

Per cui la vera notizia, il vero evento da ricordare in queste elezioni amministrative del 2011, è che la musica può ancora cambiare il mondo.

"Perché questa maledetta notte dovrà pur finire".