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7 gennaio 2013

Richard Ginori fallisce, i cessi ora si fanno in vetro.

Sabato pomeriggio sono andato in centro con la mia ragazza, a portare a sviluppare dei rullini alla Fnac (vi prego non chiudetela) con le foto, fra le altre, del capodanno passato a Parigi.

Parcheggiate le bici in San Babila ne approfittiamo per farci la classica "vasca", con calma, senza badare alla frenesia dei saldi, solo per il gusto di farsi un giro.

Presi dal "mood turista on" decidiamo di entrare nel Duomo per fare un giro e vedere l'effetto che fa dopo aver visto Notre Dame (e l'effetto è sempre incredibile).

Entriamo e notiamo subito dei cartelli che recitano "Dai valore alle tue foto".

Leggiamo incuriositi e scopriamo che si tratta di un braccialetto, tipo quello per entrare nel pit ai concerti, che serve per fare le foto.

Se compri il braccialetto puoi fare foto all'interno della cattedrale, altrimenti no.

Costo 2 euro.

La Veneranda Fabbrica del Duomo probabilmente non sa che siamo nell'era dell'immagine e del "tutti sono fotografi" e un divieto del genere è quanto di più anacronistico si possa vedere. Inoltre qualsiasi dispositivo elettronico oggi può fare foto, ed è praticamente impossibile controllare all'interno di uno spazio come quello che nessuno ne faccia.

Oltretutto credo che in tutte le cattedrali d'Europa sia permesso fare foto (senza flash) per uso personale, tranne casi particolari, e non si capisce per quale motivo nel Duomo sia vietato. Anche perché  (correggetemi se sbaglio), fino all'avvento di questa brillante idea, mi pare fosse consentito.

Credo sia inutile specificare che non ho visto nessuno dentro con il braccialetto.

E nessuno faceva foto naturalmente...

La prossima mossa sarà sequestare tutti i dispositivi all'ingresso come si faceva ai concerti negli anni '90? I venditori di elicotterini luminosi si inventeranno il business del rosario con all'interno una mini-macchina fotografica?

Attendiamo nuovi sviluppi.

Dopo aver letto il cartello ed esaurita la questione... improvvisamente ho visto la Luce...

Gesù Cristo?

La Madonna?

Sant'Ambrogio?
No.

Questo:



Prima di continuare voglio specificare che la foto non è mia, è stata presa in prestito, non vorrei vedermi recapitato a casa un braccialetto con la sovrattassa.

Quello che in apparenza sembra un temporary store Swarovsky in realtà è un negozio di souvenir che vende rosari e altri accessori per il bravo credente o per il bravo turista.

Mi sono subito chiesto: "ma cos'è quel cesso?" era proprio necessaria una struttura del genere piazzata all'ingresso di una delle più belle cattedrali del mondo (la più bella per il sottoscritto)?

Perché se era proprio necessaria volevo complimentarmi per la sobrietà, la discrezione, e la perfetta armonia con il contesto che la ospita, Frank Lloyd Wright non avrebbe saputo fare di meglio.

La cattedrale già è abbastanza assediata dal cattivo gusto all'esterno, con pannelli pubblicitari di dubbio gusto, e di dubbia legalità, come segnalato più volte da I Hate Milano, con alberi sponsorizzati in modo altrettanto discreto, o ristoranti inguarabili cascati dal cielo sopra la galleria.

Sarebbe "carino" che almeno all'interno del Duomo siano rispettati il "decoro" e  la bellezza di un luogo unico al mondo, evitando di piazzarci in mezzo un cesso di vetro a punta, illuminato come Lady Gaga agli Mtv Award.

10 maggio 2012


Una mattina ti svegli e scopri che è successo qualcosa, qualcosa di diverso, qualcosa che forse non era mai capitato in Italia, almeno che io ricordi.

"Hanno occupato un grattacielo" si dice, e ti chiedi come sia possibile l'occupazione di un intero grattacielo, poi scopri che è via Galvani, e ti sembra ancora più incredibile. Lì vicino a quei mostri che iniziano a svettare in città, simboli di una modernità inutile, che a Milano servirebbe in basso, non in alto. Proprio lì hanno occupato un grattacielo.

E allora questa notizia sembra una vera e propria sfida in faccia alla nuova inutile sede della regione, dalla quale un giorno spero cadrà (metaforicamente, si intende) Formigoni; all'altra nuova torre con guglia, costruita senza chiedere ai milanesi ne ne volessero un'altra, oltre a quelle del Duomo; e a tutti i palazzi che sorgeranno in quell'area.

Si dice siano artisti, si dice vogliano fare di quel grattacielo il nuovo centro per l'arte di Milano. Per me sono semplicemente ragazzi. Ragazzi che in una città che ha chiuso quasi tutti gli spazi a loro dedicati, hanno fatto la somma dei metri quadri di quegli spazi e ne hanno preso uno corrispondente.

Ora siamo Pari.

La parità è completata anche dal fatto che  il grattacielo occupato appartiene al gruppo Ligresti, che il caso vuole sia direttamente coinvolto nella costruzione dell'area Garibaldi-Repubblica e che vorrebbe tanto mangiarsi anche il Parco Sud di Milano e forse ogni centimetro di città non costruito.

Io solitamente sono contro le occupazioni, sono illegali e su questo non ci sono se e ma da snocciolare.

In questo caso, però (ho detto se e ma, non però), ha un significato particolare, è qualcosa di più di un'occupazione, è una rivoluzione, è un risveglio.

Lascio a il Giornale le sue prevedibili considerazioni da giornale di regime (caduto), ma anche le giuste considerazioni sui locali che faticano a stare in piedi rispettando tutte le leggi.

I ragazzi di Macao non perdono tempo. Stanno rimettendo a posto gli spazi, hanno già iniziato a fare i primi eventi, hanno creato una pagina facebook che in pochi giorni ha raccolto migliaia di curiosi e sostenitori. Oltre a quelli che passano di là tutti i giorni (cosa che non ho ancora fatto, ma che farò nei prossimi giorni) e che vanno a toccare con mano. E sono appena entrati. Pensate a che vulcano di idee e iniziative potrebbe diventare col tempo.

Macao è un ventilatore gigantesco che sta soffiando su quel vento che è cambiato un anno fa, ma che è già un po' stanco. Macao metterà a dura prova questa giunta, che si è fatta portatrice di cultura, ma pare troppo pesante da portare, perché ancora non si sono visti grossi cambiamenti.

Io non so cosa faranno, non so quanto durerà questa avventura, non so cosa comporterà, cosa diventerà, ma anche se finisse domani (scongiuri) Macao ha già fatto tantissimo, ha già raggiunto un grosso obiettivo, è riuscito in un'impresa folle: risvegliare, ma davvero, Milano e i milanesi.

Altro che Fuorisalone.

Molti l'hanno definito il Tacheles di Milano, magari lo diventasse... magari...

Quindi a prescindere: Forza Macao!

30 maggio 2011


Benvenuti.



E' di poco fa la notizia che De Magistris e Pisapia sono rispettivamente il nuovo sindaco di Napoli e di Milano, sull'onda di questo evento ho deciso di tornare a scrivere su un blog.

So che non è un grande esempio di giornalismo, ma mi sento un po' come Emilio Fede che appare all'improvviso sui teleschermi con Studio Aperto all'inizio della guerra del golfo.  Siccome l'evento che mi ha spinto a scrivere non è così tragico (dipende poi dai punti di vista...) e credo di essere molto più imparziale di Emilio, spero di non portare la stessa sfiga che ha portato lui, perché dal momento in cui lui è apparso su Italia Uno, l'Italia è andata in picchiata. Anzi, spero nel mio piccolo di sortire l'effetto contrario.

Per evidenti ragioni geografiche non ho vissuto la campagna elettorale di Napoli, invece ho cercato di seguire il più possibile da vicino la campagna del centro-sinistra a Milano, complice la discesa in campo di un Artista con la A maiuscola L'architetto Mangoni.

In queste settimane a Milano, ho assistito a qualcosa che non ha precedenti nella mia memoria di 30enne.

10.000 persone in Piazza Duca D'Aosta per Milano Libera Tutti, 30/40.000 persone in Piazza del Duomo con Roberto Vecchioni sul palco per la fine della campagna del primo turno, e 70.000 persone per la fine della campagna del ballottaggio sotto il diluvio. Una crescita esponenziale di numeri, di partecipazione, di coinvolgimento. Milano non è (almeno ultimamente) una città avvezza ai movimenti di piazza, per questo motivo i numeri qui sopra sarebbero stati fantascienza fino a qualche settimana fa.

Un evento atmosferico premonitore. Il sole che tramonta illumina la facciata del duomo e insieme al diluvio che si sta abbattendo sulla piazza crea un arcobaleno che incornicia la festa di chiusura della campagna del ballottaggio per Pisapia
.

Ecco, io non credo che questo sia stato tutto merito di Pisapia in quanto persona dal grande carisma. Io credo che  ci sia qualcosa di molto più profondo in questa mobilitazione, una voglia di cambiamento, di novità, di vivere, che era già dentro alle persone e aspettava solo il momento giusto di esplodere.  Il merito del candidato sindaco è stato quello di sentire questo movimento e di lasciarlo sfogare senza imporsi, cercando di incanalarlo nella giusta direzione senza mettersi di traverso, come invece ha fatto l'altra parte politica.

Voglio dedicare una piccola parentesi all'"altra parte politica".

L'atteggiamento è stato quello di chi sa che sta affondando e vuole portarsi tutti i suoi bagagli sulla scialuppa; dell'animale che sa di essere in trappola e sferra l'ultimo inutile morso; di chi non ha capito che Milano è una città strettamente collegata con il mondo, dove ci sono migliaia di stranieri che non sono solo turisti, ma che lavorano, vivono la città, portano la loro visione delle cose dall'esterno, scambiano idee, progetti, punti di vista. Dove tutti o quasi usano internet per informarsi, dove nonostante i tentativi di chiudere tutti i centri di aggregazione, le idee nei sotterranei circolano a una velocità che non è decifrabile dai vecchi bolliti della politica italiana. Si è visto uno spettacolo penoso, per contenuti, modi, pieno di scorrettezze, di vecchi ritornelli abusati, di grandi figure di merda (soprattutto con i giovani, vedi il caso "Sucate", i "mi piace" automatici alla pagina della Moratti e infine il caso Gigi D'Alessio) , di dimostrazioni di incompetenza, mancanza di strategia che quasi mi ha fatto pena.

A Milano la politica e in particolare il centro-destra ha fatto un frontale con il mondo che sta cambiando, con la modernità.

Tornando a Giuliano Pisapia, c'è un antefatto che secondo me ha contribuito più di ogni altra cosa a spingere questo vento del cambiamento.

L'antefatto è datato 19 febbraio 2011.

Quel giorno, quella sera, un certo professore di nome Roberto Vecchioni vinceva il festival di Sanremo con "Chiamami ancora amore". Già le sere precedenti  ho sentito la risonanza di questa canzone nelle persone, la capacità di colpire il cuore, di smuovere qualcosa dentro. Quando poi ha vinto ed è stata consacrata sia dagli artisti in gara, giovani e meno giovani,  dal pubblico, dai critici, ho pensato:

"Qui qualcuno ha sottovalutato il potere di questa canzone, delle sue parole, della sua impetuosità. Se Vecchioni ha vinto il Festival con questa canzone allora le cose possono veramente cambiare in Italia".

Dal giorno della vittoria, "Chiamami ancora amore" si è espansa nelle radio, nelle televisioni, nelle case, negli uffici, dappertutto.  E dappertutto ha portato il suo profondo e stupendo messaggio. Non poteva passare inosservato, perché il sentimento, la rabbia che mette Vecchioni nel cantare i suoi versi e la sincera semplicità, la poesia delle sue parole, è qualcosa che nessuno in Italia riesce ad esprimere in maniera così efficace e sincera, ed è qualcosa che non può lasciare indifferenti, anche se non piace, anche se si ascolta distrattamente, se si canticchia, qualcosa entra lo stesso e rimane lì a crescere piano piano.

Ora non credo sia stato un caso che Vecchioni abbia sostenuto  Pisapia e De Magistris e abbia cantato quella canzone nelle piazze insieme a tutta quella gente, e vi assicuro che sentire quella canzone e "Sogna Ragazzo Sogna" in Piazza Duomo insieme a tutta quella gente che era lì per portare il vento del cambiamento è stata un'emozione molto intensa che non credo di aver sentito solo io.

Per cui la vera notizia, il vero evento da ricordare in queste elezioni amministrative del 2011, è che la musica può ancora cambiare il mondo.

"Perché questa maledetta notte dovrà pur finire".