18 luglio 2011

Cari ragazzi,

siete uno dei miei gruppi preferiti, sono cresciuto con la vostra musica. S.C.I.E.N.C.E. e Make Yourself mi hanno aperto mondi musicali che non avrei mai esplorato se non ci foste stati voi. Brandon sei uno dei miei riferimenti vocali, Mike sei uno dei più geniali chitarristi e creatori di riff che abbia mai sentito, Jose  darei un braccio per avere un batterista come te nel mio gruppo, Ben hai un tocco sul basso che è sublime, Chris tante volte mi sembri inutile, ma altre hai delle idee che diventano la parte  peculiare dei pezzi. Vi ho sempre sostenuti, anche quando i critici hanno iniziato a stroncarvi con Morning View (disco meraviglioso che solo a distanza di anni è stato capito) e non hanno mai smesso, nonostante A Crow Left on the Murder e Light Granades siano due dischi secondo me incredibili, con arrangiamenti,  riff, linee vocali e soluzioni che il 90% delle band mondiali si sognano di notte.

Ma ora è arrivato questo If Not Now, When?  e non posso più sostenervi, perchè "vi voglio bene" e 'stavolta vi devo dire che avete fatto una cazzata.

Perché avete fatto un disco palesemente pop, e va bene, si cresce e si cambia, e non vi chiederei mai un disco cattivo come Science, so che non siete più quelli lì, e io apprezzo il cambiamento, apprezzo i gruppi che non hanno paura di evolversi come voi.

Ma qui mancano i guizzi, manca il genio, manca la volontà di fare qualcosa che "venga fuori". Che poi come è palese l'indirizzo pop del disco, è anche palese che voi stiate cercando un successo planetario che stenta ad arrivare, è palese che voi vogliate diventare una band non più da palazzetto, ma da stadio. Ci state provando da anni, con dei singoli confezionati apposta per acchiappare pubblico, e avete fatto bene, ve lo meritate, ma così rovinate tutto.

Intendiamoci, ci sono delle canzoni bellissime, Friends and Lovers è forse il "lento" più bello che abbiate mai fatto, anche Adolescents è un pezzo bellissimo, Defiance, tutte più o meno sono delle bellissime canzoni, ma se non ci fosse la voce di Brandon, e ci fosse un arrangiamento "all'italiana" forse sarebbero dei pezzi buoni per un disco di Nek.

Lo ammetto, l'ho ascoltato solo una volta, ma scrivo subito perché so che al terzo ascolto il cuore prenderà il sopravvento sulla ragione, e inizierò ad ascoltarlo in continuazione e mi piacerà sempre di più. Ma oggettivamente mi aspettavo qualcosa in più da voi.

Arrivo anche a pensare che non siate più capaci di fare la differenza, di usare quelle soluzioni semplici ma incredibili che da sempre vi hanno contraddistinto. Poi verso la fine del disco arriva Switchblade e mi fate incazzare, perché invece siete ancora capaci di farlo e lo fate da dio, e allora perchè per quasi tutto il disco sento solo una batteria e un basso che fanno il compitino e un tappeto di tastiere?

Abbiamo capito che la voce di Brandon ha acquisito sempre più importanza e, diventando sempre più melodica e espressiva, ha chiesto più sacrifici agli strumenti per potersi esprimere a pieno, ma così è troppo.

Soprattutto... dov'è la chitarra?!

Non si può relegare un uomo che ha creato un riff come questo a fare il tappetino con il piano o le tastiere o a fare da accompagnamento con la chitarrina.



A guardare la copertina del disco sembra quasi che voi siate caduti da quella fune, e vi siate adagiati a terra, ma spero tanto di sbagliarmi, per questo disco passi, perché comunque mi consolerò con delle grandi canzoni, ma per il prossimo serve qualcosa di più... e non vi azzardate ad uscirvene fuori poi con dichiarazioni del tipo "questo sarà il nostro disco più rock", o "con questo disco vogliamo tornare alle origini", perché quello significherebbe la fine. Io non voglio gli Incubus degli inizi, vorrei degli Incubus nuovi, vibranti, anche senza distorsioni e senza più nulla di rock, ma pronti a usare soluzioni interessanti, non convenzionali, pronti a osare.

Spero comunque che questo disco vi porti il successo che meritate, perché... ve lo meritate.

13 luglio 2011

Diciamoci la verità questo festival è partito male ed è finito peggio.

Cominciando dal nome: "Flippaut Alternative Reload" uno dei nomi più brutti che abbia mai sentito per un festival.

Previsto all'"Arena", ci vuole un gran coraggio per chiamarla arena, di Rho, Claudio Trotta di Barley Arts, a poche settimane dal festival ammette (con una sincerità da cui dovrebbero prendere esempio molti altri promoter), che si aspettavano di vendere molti più biglietti e per questo la manifestazione verrà spostata al meno capiente Castello Sforzesco di Vigevano.  Credo sia stata la mossa che ha affossato definitivamente le vendite dei biglietti, infatti il castello era quasi per metà vuoto. Non è colpa loro, a Milano non ci sono alternative (Pisapia?). Il prezzo non era eccessivo se lo confrontiamo con altri festival, e se guardiamo i gruppi in scaletta è anche giustificato, non sono proprio nomi da niente. Ma il problema vero è che il Flippaut è arrivato alla fine di un mese e mezzo troppo pieno di eventi. La gente che va ai concerti più o meno è sempre la stessa e non ha risorse finanziarie infinite, quindi fa delle scelte e la maggior parte non sceglie un festival di martedì a 55 euro a Vigevano. Che per quanto bella sia, arrivarci e tornare a casa, con quasi tutte le macchine che al ritorno si sono riversate  sulla Vigevanese in direzione Milano, non è il massimo. La fine della serata è stata poi imbarazzante, con un impianto che andava in black out ogni 5 minuti, la band che non poteva fare molto, anzi ha fatto anche troppo.  Marylin Manson avrebbe sfasciato tutto per molto, molto meno, bastava solo un problema alle luci, invece loro hanno atteso ogni volta con pazienza il ritorno della corrente, senza dire troppe stronzate, ripartendo ogni volta con la stessa carica di prima. Poi si parla di crisi dei festival, ma secondo me ci sono motivazioni ben precise e risolvibili con poco, delle quali magari tornerò ad occuparmi più avanti.

Ma veniamo alla serata. Contavo di arrivare almeno in tempo per vedere un pezzo di Verdena, e avrei voluto tanto vedere i Glasvegas, ma causa lavoro, traffico, ricerca parcheggio faticosa, arrivo quando si stanno preparando i Chromeo, per cui mi scuso se non posso descrivervi cosa è successo prima.

Molto divertenti, bravi a tenere il palco, con dei pezzoni che ormai sono classicissimi da dancefloor. Non hanno però quella capacità di trascinare quell'autorità che serve per creare il delirio... per trascinare il pubblico che si risparmia aspettando gli Strokes, ce ne vuole tanta di autorità.  Essendo la loro prima volta in Italia, sparano tutte le loro cartucce più grosse senza risparmiare e anche a chi palesemente si disinteressa di quello che sta succedendo sul palco, il piedino inizia ad avere vita propria.  Si spendono in un set oserei dire simpatico, con un Tenderoni a chiudere il riscaldamento e ad aprire le danze vere, e un Night by Night (pezzo fantastico secondo me) a tirare in piedi buona parte della gente seduta.

Forse la loro caratteristica è anche la loro debolezza però, perché ho avuto la sensazione che la componente live del duo, chitarra, percussioni varie, sinth con vocoder di derivazione daftpunkiana, faccia perdere la botta ai loro pezzi, gli inserti di percussioni fanno sì spettacolo, sono folkloristici e fanno divertire il pubblico ma secondo me se il tuo scopo è far ballare la gente devi andare dritto con un binario, pochi cazzi e tanta cassa dritta. Comunque il loro sporco lavoro l'hanno fatto molto onestamente.

E poi gli Strokes.

Quando i critici grandi e piccoli la finiranno di stroncare tutto ciò che è uscito dopo "Is This It", come compenso per l'osanna globale che hanno ricevuto per il primo disco sarà sempre troppo tardi. Perché checché se ne dica, è da 10 anni che continuano a sfornare grandi pezzi.

Questo è un gruppo che fra un decennio verrà considerato uno dei gruppi rock fondamentali per la storia. Loro hanno salvato il rock dal millennium bug, se non ci fossero stati loro, tutto l'hype che c'è oggi per l'indie, per la nex big thing su cui si basa tutta l'industria discografica che produce rock, non sarebbe mai esistito. Non sarebbero mai esistiti (discograficamente e come livello di audience) i Kings of Leon, gli Editors, Interpol, Artic Monkeys, Franz Ferdinand, Arcade Fire ecc ecc.

Si ok ma dal vivo?

In concerto sono una delle band con più carattere che mi sia mai capitato di vedere, per quanto siano considerati dei fighetti, l'apparire non è una delle loro priorità, anzi è tutta sostanza, così come l'atteggiamento sul palco è tutt'altro che da fighetti. Li ho visti Al Traffic qualche anno fa e al Flippaut ieri sera, e posso dire (e forse l'avevo già detto) che sul palco hanno quell'aura che sprigionano solo i grandi. Quella cosa che anche se non hai idea di chi siano e li vedessi sul palco della Sagra della Focaccina di Olivola di Aulla, diresti "Questi spaccano il culo", senza neanche averli sentiti suonare.

I suoni anche dal vivo mantengono le loro caratteristiche peculiari. Ieri erano quasi perfetti fino al crack. La batteria compressa, con il rullante cartonato e la voce filtrata dal Blackberry di Casablancas si riconoscerebbero anche se facessero Caruso al contrario. E anche se Julian è oggettivamente scarso a cantare, ci scherza anche lui sulle sue qualità canore, nonostante le capacità tecniche limitate riesce a dare un impronta uno stile e un'interpretazione unici. Le chitarre sono quanto di meglio si sia sentito nel rock degli ultimi 20 anni, se escludiamo i Radiohead, in quanto ad arrangiamenti, botta e risposta, armonizzazione. I giri di basso non sono da meno, il giro Is This It dovrebbe essere nominato patrimonio dell'umanità dall'Unesco.

Poteva essere un concerto memorabile, la partenza è stata  da oscar, basti dire che nei primi 5 pezzi c'erano Reptilia e Last Nite, roba da lanciare via i vestiti. E poi Taken for a Fool che secondo me è uno dei loro pezzi più belli di sempre. Perfetti, cazzuti e con una botta da paura. Da lì poi però non c'è stato verso. Non si può neanche parlare di concerto, non ha senso parlarne. Se non per elogiare la gentile ed estrema professionalità del gruppo, che come ho detto prima, avrebbe potuto anche andarsene dopo il secondo tentativo. Invece rispettoso del pubblico è rimasto sul palco cercando il contatto e cercando di portare a casa almeno il minimo sindacale nelle finestre di corrente disponibili:  Scaletta falciata, e in sostanza un 45 minuti (a dir tanto) di concerto suonato, con una Take it or Leave it rabbiosa per salutare quel palco maledetto.

Non mi esprimo nel merito del disastro, perché ieri si è sconfinato, con gente che chiedeva il rimborso del biglietto, e minacciava botte ai tecnici del suono. Mi sembra esagerato. Sta di fatto che è stato rovinato qualcosa che poteva essere grandioso, memorabile, uno dei capitoli più belli di quest'estate e trattandosi di arte, questo è un grande peccato.

Giustamente molta gente era arrabbiata ed esigeva delle spiegazioni che non si sono fatte attendere, cito da Rockol.it: "Il problema si è verificato a causa dell'alimentazione dell'audio: tecnicamente non sappiamo e non sapremo mai da se è dipeso dall'Enel che ci distribuisce l'energia o dai tecnici degli Strokes", ha dichiarato Claudio Trotta, "Ma in realtà non è colpa di nessuno, sono cose che succedono: diciamo che siamo stati sfortunati e basta. E' un peccato, perché a parte quello la giornata è stata perfetta".

Piccolo appunto finale, ottimi gli stand con le birre artigianali al posto del solito Heineken cocktail (3 parti acqua e una parte birra), ma qualche cassa in più dove fare lo scontrino non sarebbe male.

6 luglio 2011


Io sono interista da sempre, tifoso silenzioso e poco avvezzo a grandi proclami, ma costante e sempre fedele. Credo però di essere più un amante dello sport che tifoso e per questo cerco di avere sempre una visione il più possibile imparziale delle cose. Seguo il calcio più o meno come si faceva venti anni fa, quando si chiedeva all'uomo con la radiolina all'orecchio "scusi quanto fa l'Inter?": seguo poche partite in TV, mi piace più che altro leggere la Gazzetta, perché credo che abbia mantenuto ancora po' il gusto della bellezza dello sport, del gesto atletico, dell'impresa; cosa che le trasmissioni TV non hanno più.

In questi giorni si fa un gran parlare della questione scudetto 2006. Si stanno sprecando tonnellate di parole, di ipotesi, dichiarazioni, distinguo ecc. Anche io voglio spendere due parole. Quello che mi fa più riflettere è quel numero: 2006. Dopo 5 anni siamo ancora lì, bloccati a quell'anno. Come se non fosse successo nulla nel frattempo.

L'impressione che ho è che dopo che gli Agnelli si siano riappropriati totalmente della loro creatura con Andrea alla presidenza, non si sia fatto altro che fare pressioni per tornare sulla questione Calciopoli, tanto che tutto il resto è stato trascurato, mercato, gioco, risultati. Mentre sono ancora tutti lì a rivendicare su questo maledetto scudetto del 2006 la Juve ha chiuso un campionato a dir poco disastroso, forse il peggiore dopo calciopoli in rapporto all'investimento fatto a inizio anno e anche le premesse per il prossimo non sono ottime.

Ma la cosa che più di tutte mi fa pensare e che fa capire a che punto il marcio che c'è in Italia si è insediato dentro ognuno di noi, è l'arma di difesa che è sempre stata imbracciata da tutti gli Juventini, dal più illustre all'operaio al bar. Nessuno ha mai cercato di difendere i dirigenti della Juve, di provare la loro innocenza, da un lato perché era impossibile viste le prove allucinanti che sono venute alla luce, dall'altra perché invece di chiedere scusa, di ammettere gli errori, sembra più importante dimostrare che anche gli altri hanno rubato, piuttosto che dimostrare che tu non hai rubato, o ammetterlo e voltare pagina.

In Italia, invece di condannare chi ha rubato lo si difende, usando come scusa la frase: "Eh, ma anche loro però rubano!". Il fatto che il tuo vicino abbia rubato una caramella non legittima te a rapinare le banche e viceversa, non è che se tutti rubano, allora automaticamente dal torto si passa alla ragione. Se tutti rubano, sbagliano tutti, non si viene automaticamente assolti.

Ora si è passati a uno step successivo, davanti all'accusa di essere dei ladri, si nega l'evidenza o si minimizza, e immediatamente si addita qualcun altro come ladro per distogliere l'attenzione.

Ogni tanto sento ancora dire "Eh... ci voleva Moggi", "Moggi sì che ne capiva di calcio..." e altre frasi stupide tipo queste, manco fosse il Duce. Si sta parlando di uno che sequestrava gli arbitri negli spogliatoi, che comprava schede telefoniche estere da dare a arbitri e designatori per evitare di essere intercettato. Uno che diceva a Cannavaro di giocare male all'Inter così l'anno dopo sarebbe passato alla Juve, uno che era capace di pilotare 5 risultati in una domenica, compresi ammoniti e espulsi, che pilotava le trasmissioni serali, che controllava la GEA, allora la più grande società di gestione dei calciatori, che venivano anche ricattati da lui, minacciando il mancato passaggio a una grande squadra, o stroncando la carriera di qualcuno di loro che non obbediva. Era infiltrato in ogni piega del sistema calcistico, non mi stupirebbe se un giorno venisse fuori che pagava anche i giardinieri dei campi. Con questi mezzi a disposizione chiunque ne "capirebbe" di calcio.

Le altre frasi assurde che sento sono "Eh ma la Juve avrebbe vinto comunque sul campo anche senza Moggi", ma allora che motivo c'era di inventarsi tutta quell'impalcatura di imbrogli se per vincere bastavano i giocatori?

Che poi non fosse da solo è vero, ma in ogni caso era lui il principale manovratore. Quest'aria di revisionismo che già aleggia, che lo vuole dipingere come una vittima del sistema, è un po' ridicola.

Ora per la serie "Eh ma anche lui però!" si sta cercando in tutti i modi di portare allo stesso livello di Big Luciano l'ex presidente dell'Inter, Facchetti. Perché attaccando una colonna di onestà come lui si può dire "Beh se anche lui lo faceva, allora vale tutto!". Se illecito c'è stato è giusto che l'inter venga punita in proporzione. In ogni caso, un'eventuale condanna all'Inter non restituirebbe nulla alla Juve, se non la magra, infantile, vigliacca e assolutamente errata consolazione di dire "Visto? Anche loro rubavano". Il famigerato scudetto 2006 è solo una scusa, un simbolo, quello che preme agli juventini è la prova che tutti rubavano e quindi loro non hanno fatto niente di particolarmente grave.

In questo momento lo "juventino medio" purtroppo rappresenta ciò di cui l'Italia dovrebbe disfarsi una volta per tutte. L'ammirazione per i furbi e i delinquenti, la passione per i favori personali, il piacere senza rimorso di essere vincitori barando, il non rispetto delle regole, l'omertà, la mancanza di coraggio nell'ammettere gli errori e nel prendersi la responsabilità delle cose scaricandola sugli altri, usare l'illecito altrui per giustificare il nostro (Tabacci per esempio è stato un maestro in questo quando è stato nominato assessore di Milano), il voler portare tutto ciò che si ha intorno nella melma per non ammettere di esserlo (Berlusconi lo sta facendo da vent'anni). Tutte cose in cui l'Italia è prima in classifica ma farebbe un gran bene a sé stessa se rinunciasse a questi primati. 

Forse sarebbe meglio guardare avanti, sia da juventini che da Italiani. Forse sarebbe meglio dire "Sì, abbiamo rubato e siamo dispiaciuti e pentiti, non ci interessa cosa hanno fatto e cosa fanno gli altri, noi abbiamo sbagliato,  ma ora giuriamo di essere corretti."

Rifletteteci, cari amici juventini, visto che durante la settimana quest'anno non avrete niente da fare...