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2 settembre 2022

Dalla composizione dei collegi del Senato, facendo il confronto con quelli della Camera, si capisce bene che grazie alla riforma dei 5S molti elettori non avranno un vero rappresentante per il loro territorio al Senato, ma in pochissimi se ne rendono conto.

La Lombardia per esempio passa da 5 a 3 collegi, che vuol dire meno persone che dovranno rappresentare un territorio più vasto. A farne le spese saranno i piccoli comuni e i centri più isolati, perché dovendo scegliere, gli eletti dovranno difendere le istanze dei territori a densità maggiore, sia egoisticamente per interesse elettorale, sia perché è più semplice portare all'attenzione delle commissioni esigenze che arrivano da un maggior numero di persone. Ma il danno maggiore è nelle zone a bassa densità abitativa, concentrate soprattutto al Sud, che conterà ancora meno in Parlamento.

In questo articolo di Pagella Politica si vede come diminuirà la rappresentanza delle regioni del Centro-Sud dopo le prossime elezioni. 

Quello di cui forse non ci si rende conto è che la prossima composizione del Parlamento in futuro creerà ancora più divisioni nel Paese fra chi abita nei grandi centri e chi in provincia, chi abita al Nord e chi al Centro-Sud. Sarà ancora più facile alimentare il populismo e l'invidia sociale nei piccoli centri, sarà ancora più facile alimentare il malcontento di territori che probabilmente verranno dimenticati quando ci sarà da legiferare, distribuire sussidi e sostegni e fare politiche di crescita.
A pensar male verrebbe da dire che il movimento che ha fondato la sua ascesa sul populismo e sull'odio per la politica, abbia voluto alimentare il suo (ex?) principale bacino elettorale con l'isolamento istituzionale, per poi in una fase successiva ergersi a difensore della rappresentanza tradita, contando sulla memoria a brevissimo termine dell'elettore medio.
Oppure è solo un letale mix di ignoranza e ideologia.

24 marzo 2018



- Il giorno precedente all'elezioni dei presidenti delle Camere, i media si affrettavano a dare la coalizione di centro-destra per finita e Silvio Berlusconi ormai archiviato, in favore di una leadership rafforzata di Salvini.

- Quest'ultimo dopo una prima fase di stallo nelle votazioni esce all'improvviso con la "Mossa Mattarella", ovvero tira fuori dal cilindro una votazione in blocco per la Bernini, che nessuno si aspetta, esattamente come fece Renzi con Mattarella durante l'elezione del Presidente della Repubblica.

- La Bernini è stata considerata frettolosamente lo scacco matto a Berlusconi che, fino a quel momento e oltre ha continuato a proporre Romani come presidente del Senato.

- Tuttavia la faccenda è stata sempre trattata dal punto di vista dei vincitori delle elezioni, Di Maio e Salvini, facendoci credere che fossero loro a dare le carte.

- Nel giorno delle elezioni dei presidenti però, Di Maio si affretta a dire che Fraccaro in realtà non era la loro prima scelta ma solo un bluff per poi far eleggere Fico, quasi a voler forzare una lettura favorevole per loro.

Se invece il bluff  l'avesse fatto il vecchio Silvio?
Proviamo a guardare tutta la faccenda dal suo punto di vista.

- Tutti sanno che i 5 stelle non accetterebbero mai di votare un condannato a presidente del Senato (o della Camera) e Berlusconi invece cosa fa? Propone esattamente un condannato (per peculato): Paolo Romani.

- Così facendo costringe i cinque stelle a giocare in difesa, partendo già con una mossa da scacco matto. Il Movimento non può accettarlo, altrimenti andrebbe contro a ogni suo dogma, ma in questo modo è costretto a scendere a patti con il diavolo in persona.

- L'accordo presto è fatto ma non è così semplice come Di Maio vuol farlo sembrare.

- Fraccaro è un fedelissimo del capo dei 5 stelle, difficile pensare che Di Maio preferisse Fico a lui.

- Da tempo il nuovo presidente della Camera è l'elemento destabilizzante del Movimento, è uno dei pochi che pensa con la sua testa e si permette di contraddire i vertici e la sua rivalità con Di Maio fatica a rimanere sotto traccia. La sua esclusione dalle candidature per l'elezione del possibile premier per i 5 Stelle è stata emblematica.

- Berlusconi ha vissuto un'esperienza simile nel suo passato: Gianfranco Fini, uomo forte dell'antica coalizione di centro destra, da Presidente della Camera ha consumato lo strappo finale con Silvio, proprio per l'impegno e l'imparzialità con cui ha svolto il suo compito.

- Costringendo i 5 stelle a porre condizioni sulla candidatura del presidente del Senato, si è messo nella posizione di poter fare lo stesso per la Camera.

- Se nella notte di venerdì tutti davano la coalizione di centrodestra definitivamente archiviata e Silvio definitvamente battuto da Salvini, il risveglio di sabato ci ha presentato una situazione totalmente ribaltata.

- La coalizione di centro destra è ancora in piedi e Silvio ha piazzato come presidente del Senato una delle sue donne più fedeli: Maria Elisabetta Alberti Casellati.

- Contemporaneamente ha costretto i 5 stelle a mettere come presidente della Camera uno dei meno allineati alla legge di Casaleggio: Roberto Fico.

-L'esperienza con Fini gli ha insegnato che proprio quel ruolo alla lunga potrebbe essere il punto di rottura definitivo di Fico con i 5 stelle, che perderebbero uno degli uomini più importanti e autorevoli del Movimento.

Ancora una volta forse, il Berlusconi dato per morto troppo presto è riuscito a ribaltare la situazione a suo favore e forse gli unici veri sconfitti di tutta questa storia sono proprio Di Maio e Salvini. Soprattutto quest'ultimo tentando il grande strappo, forse ha fatto il passo più lungo della gamba.