29 giugno 2011


Nel fine settimana, dando un'occhiata a quello che è in questo momento il miglior canale di tutto il digitale terrestre, ovvero Rai 5, all'interno di "Cool Tour", prima Jeff Bezos (fondatore di Amazon) ha dato per scomparsi i vinili, relegandoli a materiale solo per collezionisti. Poi il conduttore Carlo Massarini, in un bellissimo servizio-intervista a Vito Liverani, il più grande fotografo sportivo italiano e non solo, dava per totalmente scomparsa la fotografia su pellicola. Direi che in tutti e due i casi si sbagliano di grosso. Partiamo dal secondo.

Per molti,  la parola "rullino" sembrerà catapultata fuori dai racconti "di una volta" dei genitori o dei nonni. In realtà per me il rullino, la pellicola, da qualche tempo è l'unico ( se non consideriamo rarissimi scatti di emergenza con il cellulare) supporto che uso per fissare le immagini.

Sono stato prima un piccolo fotografo analogico, con le classiche macchine automatiche compatte degli anni '80-90. Poi dopo una lunga pausa, ho comprato una macchina digitale, compatta anche questa. Mi sono divertito molto all'inizio, cercando di usarla al massimo delle sue potenzialità, e ci ho tirato fuori delle foto di tutto rispetto, niente di clamoroso, ma mi sono tolto delle soddisfazioni. Poi è venuta la moda delle famigerate reflex digitali.

Sono sempre stato convinto che un fotografo, se è veramente bravo, riesce a tirar fuori una bella fotografia sia con un'usa e getta che con una reflex da cinquantamila euro. Per questo prima di passare a un missile terra-aria, ho sempre creduto fosse importante fare esperienza con mezzi più limitati, per misurare le reali capacità del fotografo.

Ora invece, prima ti compri una reflex e poi diventi automaticamente fotografo.

Perché diciamo la verità, le possibilità che ti da una reflex digitale, soprattutto se usata in automatico o in preset (come fa la maggior parte dei "fotografi"), sono talmente tante che chiunque riuscirebbe a tirar fuori qualcosa di decente. Perché si hanno così tanti scatti a disposizione e così tante possibilità di ritocco e correzione, in pre e post produzione che lo scatto in sé perde importanza.

Certo, poi c'è la sensibilità artistica del fotografo che fa la differenza, ed è l'unica cosa conta veramente secondo me. 

Ma chi non ce l'ha, può benissimo bilanciare le sue carenze con tutti i mezzi che la tecnologia mette a disposizione. 

Io sono un grafico, e proprio per questo non ho mai ritoccato una mia foto, neanche il contrasto o la luminosità, nulla. So di essere integralista, ma con le capacità e l'esperienza che ho accumulato nell'uso dei programmi, da una mia foto potrei tirarci fuori qualsiasi cosa. Per questo quando scatto, non mi interessa vedere le mie capacità di grafico, ma di fotografo.

A me interessa il piacere di guardare una mia foto e sapere che è stata fatta solamente con la capacità di mettere insieme i fondamentali della fotografia con la mia sensibilità artistica.

Ho anche provato alcune volte a usare una reflex, ma tutte queste possibilità di intervento anche non usandole, ma sapendo che ci sono, mi tolgono il gusto del fotografare.

Aggiungiamo anche il fatto che non ho tempo né voglia di mettermi a ritoccare 100-200-3000 fotografie ogni volta.

Anche in analogico si possono modificare le foto: con i filtri, con il tipo di pellicola, con le tecniche di stampa e di sviluppo. Ma le possibilità sono decisamente minori e bisogna avere conoscenza dei metodi, esperienza, manualità e bisogna essere bravi a capire come si può intervenire per avere un risultato migliore, non si hanno molti tentativi a disposizione. Oppure facendo delle scansioni successivamente, si può fare di tutto, ma questo esula dal processo analogico.



Un giorno, poco più di un anno fa, leggo di una mostra mercato di fotografia/collezionismo in un paese vicino al mio e decido di andare a dare un'occhiata per vedere cosa c'è. Com'era intuibile il mercato era occupato per lo più da anziani appassionati che offrivano le loro collezioni di vecchie macchine fotografiche. Facendomi consigliare da uno di loro, per la modica cifra di 30 euro, compro una Voigtlander VITO B.



Niente esposimetro, niente telemetro, TOTALMENTE manuale.

Da qui inizia la mia avventura come fotografo analogico.

Devo dire che fin dal primo momento le sensazioni che ho provato scattando con questa macchina sono state molto più appaganti che scattare con una digitale.  Il corpo di metallo, la meccanica, il rumore dell'otturatore, la carica della pellicola, I particolari curati, il peso, l'aspetto di questa macchina danno proprio l'idea di un qualcosa realizzato con una cura riservata solo agli oggetti creati per durare nel tempo.

La manualità che necessita questo oggetto per essere messo in funzione è molto affascinante, bisogna impostare la distanza, cercando di calcolarla a occhio, l'apertura, i tempi, per ogni impostazione bisogna riflettere, fare piccoli calcoli, concentrarsi su quello che dobbiamo fotografare. E' un modo di fare foto che ti assorbe totalmente, perchè sai di non avere molti tentativi a disposizione, a meno di non voler buttare via un rullino e quindi soldi per fare delle prove, e sai di non poter vedere subito il risultato di quello che hai fatto per correggerlo in corsa.

Proprio sabato sono andato a ritirare un rullino che è rimasto caricato per molto tempo e che ho usato in diverse occasioni. L'aspettativa, l'emozione di ritirare le tue stampe per ritrovare le foto che avevi fatto settimane o mesi fa è inspiegabile per chi è abituato con una digitale. Ricordarti i momenti in cui le hai scattate, il modo in cui avevi impostato la macchina e vedere il risultato a distanza di tempo, pensare alle correzioni che avresti potuto fare. A volte da dispiacere perché magari una foto su cui ti eri impegnato particolarmente non è venuta come volevi.  Altre volte invece, quando tutto é venuto come pensavi, o quando hai fatto una foto non essendo sicuro del risultato che invece risulta quasi perfetto, da una soddisfazione infinita. La cosa bella e utile è che comunque con ogni foto realizzata impari qualcosa di nuovo, perché non puoi cestinarla subito e rifarla, rimane lì a mostrarti cosa hai sbagliato ed è uno stimolo grandissimo a fare meglio la volta successiva per non buttare via pellicola, impari ad essere più preciso, ad avere più attenzione. Una fotografia su pellicola stampata, a mio parere, ti insegna molte più cose che mille tentativi fatti con una digitale.

Per questi motivi poi ho aggiunto alla collezione la vecchia reflex Pentax  di mio padre, completa di ogni accessorio, che uso per situazioni particolari, in cui si necessita un grandangolare o uno zoom; ultimamente poi mi sono lasciato affascinare dalle biottiche e ho acquistato alla modica cifra di 40 euro una Lubitel 2.



Cercando informazioni poi ho scoperto che non sono l'unico a pensarla così a proposito di analogico. C'è una nutrita schiera di fotografi che amano e usano le vecchie macchine, si trovano un sacco di forum, su flickr e su altri siti a riguardo. Inoltre c'è una vera e propria comunità internet di appassionati e utilizzatori di macchine Lomo, all'interno della quale ci si scambiano idee, metodi, trucchi, consigli   (grazie soprattutto a scelte di marketing molto azzeccate e un'ottima strategia di comunicazione). E' un mondo in continua evoluzione e  in cui vengono presentate con cadenza periodica nuove macchine con soluzioni fantasiose e divertenti per chi ama sperimentare nuovi modi di fotografare. Queste sono macchine fatte totalmente di plastica, con componenti tecnici di mediocre qualità. Paradossalmente questa qualità non eccelsa è la loro forza perché regalano effetti particolari che con altre macchine è impossibile avere. A fronte di questo standard però i prezzi sono decisamente troppo alti, giustificati solo dal fatto che avere una Lomo fa figo.

Io preferisco decisamente il recupero di vecchie macchine, infatti la  Lomo che ho comprato appartiene alla prima generazione (ed è una delle biottiche che costano meno), non a questo nuovo trend.

Con tutto questo non sto dicendo che l'analogico sia meglio, perché sarei oltremodo anacronistico, nostalgico e refrattario alle nuove tecnologie (sono tutto l'opposto in realtà). Il digitale ha mille vantaggi rispetto all'analogico che non sono stato ad elencare perché sono sotto gli occhi di tutti.

E' più un confronto fra la ricerca sfrenata della perfezione e il fascino delle imperfezioni che solo una cosa vera può avere. La pellicola, per un certo modo di fare foto, per chi ricerca il lato artigiano dell'arte, per chi vuole imparare veramente cos'è la fotografia, per chi ha ancora il sapore, la pazienza e il piacere dell'attesa, della lentezza, è ancora un validissimo supporto su cui fotografare. Inoltre non è così difficile iniziare, basta cercare su ebay o a un mercatino una macchietta a poco, prendere un rullino, si trovano ancora nei supermercati, dai fotografi, e se ne trovano molti dove andare a svilupparlo.

Per tutti gli altri ci sono le reflex digitali.

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