Già lo dissi ben tre anni fa in questo articolo:
http://www.rockon.it/1712/musica/il-supporto-ha-bisogno-di-supporto/
Ora la situazione è cambiata ma non di molto.
Il vinile, per quanto il guru di Amazon sostenga il contrario, si è affermato stabilmente come supporto alternativo per ascoltare musica. Certo i numeri non sono altissimi, ma ormai tutti i gruppi, tutti gli artisti, all'mp3 e al cd, affiancano un'edizione anche su vinile. I motivi del successo potete leggerli nell'articolo citato sopra.
Per fortuna ora è un po' più stabile il mercato, non ci si inventa più lettori a forma di incudine. Inoltre come avevo anticipato, nel momento in cui il CD è tornato ad essere un supporto esclusivamente musicale, si è stabilizzato anche lui come formato alternativo al digitale, e in alcuni casi sono addirittura aumentate le vendite rispetto al baratro degli anni scorsi.
Ma per quel che riguarda il vinile, non si tratta di collezionisti, o almeno non solo.
Alcuni elementi che possono aiutare a capire la diffusione del fenomeno:
Per WOW dei Verdena sono state stampate circa 500 copie in vinile non distribuite e non pubblicizzate se non con un piccolissimo post sulla fanpage. Sono state fagocitate in meno di due settimane dall'uscita (non so se poi lo abbiano ristampato).
Ai concerti di gruppi medio-piccoli, nei piccoli festival, nelle serate live, ormai è consuetudine trovare un banchetto che vende dischi, soprattutto vinili. Ormai si vede spesso gente ai concerti con sottobraccio un vinile comprato al banchetto di turno. I gruppi stessi, ai loro banchetti offrono il vinile del loro disco che non si trova nei negozi.
Se date un'occhiata su Amazon nella sezione apposita, in molti casi sui dischi appena usciti (si parla sempre di band e artisti medio piccoli, tipo The Kills o Dredg ora mentre scrivo), troverete scritto "only 3 letf in stock" "only2 left in stock" "not in stock".
Jack White, voce e chitarrista dei White Stripes e in mille altri progetti, ha aperto la sua casa discografica che produce solo vinili.
Ma diamo un volto a questi cosiddetti "collezionisti".
In realtà sono quelli che seguono il sottobosco musicale, quelli che si vanno a cercare i gruppi sconosciuti ai più, che seguono concerti nei piccoli locali, sono gli appassionati di musica.
Se li rapportiamo alla popolazione che ascolta musica, sono ben poca cosa. Ma se li rapportiamo alla popolazione che compra musica, qui le cose cambiano. Perché gli appassionati sono ormai quasi l'unica categoria che compra ancora musica, periodo natalizio escluso. Magari ne scarica, ma rispetto alla media ne compra anche molta. Non considerando il download legale, alzi la mano chi scarica abitualmente da iTunes o simili, rimangono i cd e i vinili. E il vinile, come dicevo già nel vecchio articolo, ha una connotazione fisica molto più palpabile. Per un appassionato dotato di giradischi, il vinile è un oggetto molto più appetibile sia del cd che del download. Anche se poi il cd ha delle caratteristiche (comodità, ascolto, portabilità) che sono difficili da scavalcare.
Ora con il cloud, la musica nell'immediato futuro diventerà ancora più impalpabile, e probabilmente molti altri sentiranno la necessità di fruire la musica in modo molto più fisico di quello che viene spinto dal mercato.
Le band e gli artisti lo sanno, (le case discografiche iniziano ad avere l'alba dell'idea di come si stia strutturando questo tipo di richiesta e prima di agire passerà un decennio), cercano di accontentare questa fascia di persone che è quella che porta più entrate, che va ai concerti, che poi va a formare quella base che segue la band in ogni occasione, che funge da "finanziatore" del gruppo. Molti di questi nonostante si siano scaricati il disco appena uscito, pagano per vedere il concerto e ne approfittano per comprare il disco originale.
Questo trend però non si può misurare nei negozi, perché il più delle volte chi compra non lo fa in negozio, o almeno non nelle grandi e moribonde catene. Gli acquisti vengono effettuati online oppure in negozi specializzati, dove si comprendono a pieno le esigenze degli appassionati, oppure nei sopracitati banchetti. In questo senso Fnac (faccio riferimento a Milano) è lo store che più ha capito le esigenze di chi compra musica. Appena entrate, trovate subito l'indie/alternative italiano, e poco più in là lo scaffale dei vinili in bella vista, pieno di nuove uscite di gruppi e artisti meno conosciuti. A differenza di Feltrinelli (Ricordi a Milano) che offre degli scaffali veramente imbarazzanti, sui quali si trovano sempre le solite cose.
Un esempio lampante in questo senso è il Taxi-Driver Store a Genova, un negozio che ha aperto quando tutti gli altri stavano chiudendo, e offrendo un catalogo mirato e denso di vinili, ha riunito intorno a sé una schiera di appassionati di genere (soprattutto postmetal-posthc-stoner e fratelli), con l'aiuto della webzine dedicata, dello store online, della presenza ai concerti con il banchetto, ha costruito una rete che gli permette di essere un punto di riferimento a livello nazionale. Gli amanti del genere quando ai concerti trovano il banchetto di Taxi-Driver devono farsi sequestrare il portafoglio per non comprare qualcosa.
Così come succede nella fotografia, al fianco dalla digitalizzazione, dalla velocità, dalla fruizione immediata, c'è chi preferisce la materia, la lentezza, la passione vera e fisica.
Non chiamateli collezionisti, chiamateli appassionati.
E se volete capire bene cosa intendo, provate a svegliarvi la domenica mattina, prendere un bel vinile dallo scaffale, accendere l'amplificatore, tirare fuori il disco dalla custodia, appoggiarlo sul piatto, posizionare la testina e farlo girare, guardarlo per qualche secondo mentre gira prima che inizi la musica. Intanto fate colazione, o leggete un libro, o state solamente sdraiati a sentire il disco, ricordandandovi che dovete girarlo per sentire il lato b.
29 giugno 2011
By Luca Doldi on mercoledì, giugno 29, 2011
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